In squadra il simbolo della battaglia contro l'eutanasia

In squadra il simbolo della battaglia contro l'eutanasia

«Lavorerò da tecnico seguendo le linee tracciate dalla politica». Mario Melazzini, 54 anni, è il medico oncologo appena nominato assessore regionale alla Sanità. Davanti a sé ha una sfida enorme: dovrà amministrare la sanità pubblica con i finanziamenti ridotti all'osso. «I tagli della spending review - spiega - non ci stanno aiutando. Ma voglio comunque mantenere eccellente il livello dell'assistenza ai malati». E lui, affetto da Sla (sclerosi laterale amiotrofica) da quasi dieci anni, sa bene quanto siano importanti cure, tempi di attesa brevi e diagnosi veloci. Lo sa da medico. E lo sa anche da paziente. «Con meno risorse in cassa - fa già i conti - è necessario stabilire delle priorità nei finanziamenti e serve una riorganizzazione».
Tuttavia ai malati di Sla che annunciano uno sciopero della fame per chiedere più risorse, il neo assessore risponde: «Spero che questi miei compagni di malattia ci ripensino. Non è il momento e il modo migliore per fare una protesta. Come malati di Sla abbiamo già ottenuto delle risorse, che le altre persone con disabilità non hanno».
Melazzini seguirà la linea tracciata dal suo predecessore Luciano Bresciani. Del resto ogni delibera, prima di arrivare sui banchi della politica, passava sul suo tavolo di responsabile della programmazione sanitaria. Da oggi, anziché lavorare dietro le quinte, sarà in prima linea. Il medico porterà avanti il progetto dei Creg, le cure per i malati cronici negli ospedali a bassa intensità di cura. «Trovo siano uno strumento incredibilmente innovativo - spiega - Certo, ogni cosa si può migliorare» ammette rispondendo alle critiche dell'Ordine dei medici, che gli chiedono di rivedere il piano. «La mia porta - aggiunge - è comunque aperta a tutti, soprattutto a chi dà servizi ai pazienti. Ne parleremo».
Fra le decine di messaggi di congratulazioni, Melazzini ha ricevuto anche una critica. È arrivata da Mario Riccio, il medico di Cremona che aiutò Piergiorgio Welby a porre fine alla sua vita. Ora l'anestesista punta il dito contro il medico assessore che in passato si è più volte battuto contro l'eutanasia, dal caso Englaro al cardinal Martini. «Non è opportuno - spiega Riccio - che chi ha avuto poco rispetto per l'autodeterminazione del paziente gestisca la sanità pubblica». Ma Melazzini replica con diplomazia: «Non si può piacere a tutti. Quello di Riccio è un parere personale».

L'oncologo vicino a Cl è stato costretto a interrogarsi in prima persona sull'eutanasia e non nasconde di aver pensato di farla finita quando gli fu diagnosticata la malattia degenerativa. «Poi ha prevalso la voglia di vivere. E quella è davvero inguaribile» racconta anche oggi.

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