Cronaca locale

Una stagione «off» all'insegna di Shakespeare

«Un teatro che si usa definire nuovo ma che non è partecipe di una confusa proliferazione di proposte alla moda». La frase, estrapolata dalla cartella stampa della nuova stagione del «Teatro i», vale come epigrafe di molti cartelloni dei piccoli palcoscenici milanesi. La parola d'ordine per l'annata 2012-13 è «rendere essenziale», cioè sfrondare la programmazione, renderla più solida, meno effimera, meno legata ai «brand» della scena off, peraltro ormai richiestissimi dagli stabili.
Il miglior esempio viene proprio da «Teatro i» che mette in cartellone una mescolanza di molto libere riscritture dei classici (Shakespeare più di tutti: pregevole il «Riccardo III» in siciliano di Giuseppe Massa, dall'8 al 13 maggio) e drammaturgie di giovani autori e registi con le idee decisamente chiare da Francesca Garolla a Cristian Ceresoli. Anche il «PIM OFF» per il 2012-13 ha scelto di compattare la programmazione, incentrandola sui nuovi talenti della danza (il 28 e 29 ottobre è la volta di Riccardo Buscarini, ventisettenne coreografo d'origine piacentina, acclamato dalla critica londinese) e su un'articolata proposta formativa in grado di coinvolgere nomi noti come Danio Manfredini e Pippo Delbono e attrici e autrici ancora da scoprire come Milena Costanzo.
Per la maggior parte giovanissimi, i protagonisti del «Tertulliano» propongono uno Shakespeare virato verso l'intimità e un sottile lirismo («Un attimo prima della felicità. Romeo e Giulietta», con Vanessa Korn e Stefano Cordella, dal 13 al 24 marzo), ma anche incursioni nell'opera di scrittori ingiustamente trascurati come Dino Buzzati e Heinrich Mann. La letteratura del '900 è poi il vero fulcro della nuova annata del «Teatro Oscar»: Jean Cocteau, ma soprattutto Thomas Stearn Elliot, del quale Annig Raimondi ripropone il 7 e 8 maggio la bellissima rilettura della «Terra desolata».
All'insegna della drammaturgia dura e pura (ma proiettata su una scena europea e con un occhio agli autori trenta/quarantenni capaci di affilate analisi sociologiche), il cartellone del Filodrammatici si apre il 9 ottobre con «Push up (spintarelle)», di Roland Schimmelpfennig, diretto da Bruno Fornasari, un affresco sui rapporti in una grande azienda che riattualizza la dialettica hegeliana tra padrone e servo. Molto italiana e decisamente contaminata (con la musica di De André e Gaber, dell'Orchestra di via Padova, con la letteratura acremente umoristica di Stefano Benni e il moralismo un po' scontato di Gianrico Carofiglio) la programmazione del «Tieffe Menotti» offre dal 13 al 31 dicembre un autentico gioiello come «Chiamatemi Groucho», omaggio alla spiazzante verve semantica di Groucho Marx.
«Spiazzante» è l'aggettivo più appropriato per la stagione dell'«Out Off», rigorosa e saldamente ancorata alla drammaturgia novecentesca.

In cartellone dal 26 settembre al 14 ottobre, «Vecchi tempi» è uno dei testi più radicali e destabilizzanti di Harold Pinter, portato in scena da Roberto Trifirò con il consueto connubio di humour e malinconia.

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