Cristina Bassi
L'ergastolo ridotto a 30 anni di carcere. È una sorpresa per tutti, probabilmente anche per lo stesso imputato, la decisione della Corte d'assise d'appello che ieri ha sensibilmente rivisto la pena per Giuseppe Pellicanò, accusato di strage per aver fatto saltare in aria con il gas la propria casa in via Brioschi il 12 giugno 2016 causando tre vittime.
Nello scoppio erano rimasti uccisi la moglie dell'imputato, Micaela Masella, e i due giovani vicini della coppia, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. Le due bambine di Pellicanò rimasero gravemente ustionate. Il processo di primo grado si era appunto concluso con la condanna al carcere a vita nonostante il rito abbreviato. Ieri giudici presieduti da Maria Grazia Bernini hanno confermato le provvisionali stabilite dal gup Chiara Valori a favore dei familiari delle vittime. Dalla lettura del dispositivo sembra che la Corte abbia accolto la ricostruzione del giudice di primo grado e non abbia riconosciuto la semi infermità mentale dell'uomo e nemmeno le attenuanti generiche, come chiesto invece dalla difesa rappresentata dall'avvocato Alessandra Silvestri. Le motivazioni della sentenza, tra 90 giorni, chiariranno i motivi della riduzione. «Noi siamo già stati condannati all'ergastolo da Pellicanò, all'ergastolo del dolore - ha dichiarato dopo il verdetto la mamma di Riccardo Maglianesi -. A noi la sentenza di oggi non cambia nulla. La giustizia ha fatto il suo corso». Così Aldo Masella, il padre di Micaela che insieme alla moglie sta crescendo le nipotine: «Ho sentito il difensore di Pellicanò parlare della sua depressione. Se a tutti i depressi fosse consentito il vezzo di uccidere, in Italia saremmo la metà. Adesso però credo sia importante pensare a queste due bambine, una di 9 e l'altra di quasi 14 anni, che oltre a perdere la loro mamma hanno corso il rischio di morire».
Il sostituto procuratore generale Daniela Meliota in mattinata aveva chiesto la conferma dell'ergastolo. Lo stesso avevano fatto i legali di parte civile. Meliota ha parlato di «un femminicidio» messo in atto con modalità terribili, la strage, e con conseguenze abnormi. Oltre alla vittima designata, la moglie da cui Pellicanò non accettava di essere lasciato, altri due ragazzi innocenti. Per non parlare del pericolo di morte corso dalle bambine. «È stato un delitto - ha continuato il sostituto pg - dettato dalla rabbia, dalla gelosia, dal senso di possesso. Dal rancore derivato dall'offesa dell'orgoglio maschile». Antonella Calcaterra, avvocato della famiglia Masella, è tornata sulle figlie di Micaela: «Hanno perso in un giorno solo la mamma e il papà.
Sarebbe molto più facile dire loro che il papà ha fatto questo perché ha un problema mentale serio. Purtroppo questo problema serio non c'è...». Il movente della strage, per il legale: «La logica dell' o con me o tutti morti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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