Stretta sorveglianza al «treno dello spaccio» E i pusher messi ko

La Compagnia dei carabinieri di Desio combatte stupefacenti, islamici e truffatori

I suoi uomini hanno dato l'assalto al «treno dello spaccio». Presidiando alcune fermate, sorvegliandone altre in orari diversi e arrestando anche i rapinatori sui convogli, cercando di agevolare al massimo la funzione civica del mezzo pubblico, insomma. Il treno parte da Albairate per raggiungere Saronno, così passa anche per Ceriano Laghetto, Cesano Maderno, Cogliate e attraversa il Parco delle Groane, tremila ettari di prati e boschi su 18 comuni e tre province a nord-est di Milano. La zona boschiva, si sa, favorisce certi loschi scambi anche nelle stazioni, un po' com'è accaduto a Milano con l'area di Rogoredo. Tuttavia il fenomeno dello spaccio si era acuito anche nella zona di partenza del treno, intorno ad Albairate e qualche sindaco tuonava all'«emergenza» per i troppi pusher. Che all'arrivo delle forze dell'ordine, riuscivano a fuggire nel dedalo di 130 chilometri di sentieri del parco quasi fosse un gioco da ragazzi. Va detto infatti che il treno è frequentato da molti giovani studenti (alcuni vanno ancora alle medie) e, oltre a dover attendere il convoglio in stazioni in cui domina la trascuratezza, i ragazzi potrebbero trovarsi a doversi confrontare con una realtà che potrebbe influenzarli in maniera negativa. «Nel mese di agosto convogli sono stati sostituiti da una serie di bus per lavori di adeguamento sulla linea ferroviaria. In effetti il panorama dello spaccio ha avuto una leggera flessione» afferma il comandante dei carabinieri della compagnia di Desio, il capitano Mansueto Antonello Cosentino, 38 anni, originario di Lauria (Potenza), marito e padre di famiglia, con già un'esperienza lombarda alle spalle a Sesto San Giovanni dove ha comandato il Nucleo operativo e Radiomobile».

SEMPRE TRA LA GENTE

«Io credo molto, nel contrasto alla criminalità, alla presenza forte dell'Arma sul territorio - continua l'ufficiale -, alla figura del carabiniere che protegge la comunità non solo come ideale, ma come realtà concreta. Per questo cerchiamo di stare in mezzo alle persone. Sempre. Le stazioni non fanno eccezione: i viaggiatori devono potersi muovere liberamente, sentirsi sicuri, non scontrarsi di continuo con il degrado e i suoi effetti funesti. In questo le stazioni e le tenenze sono fondamentali». Della zona di competenza della compagnia guidata dal capitano Cosentino fanno parte otto stazioni (Desio, Lissone, Muggiò, Nova Milanese, Varedo, Senago, Limbiate e Solaro) e due tenenze (Cesano Maderno e Paderno Dugnano), spalmate su un'area un po' milanese ma soprattutto brianzola di 115 chilometri quadrati, abitata da 330mila persone. E questo nobile rappresentante dell'Arma dei carabinieri, se da un lato ha un carattere davvero pacifico, che molto si rifà al suo nome e definisce Desio «una cittadina decisamente vivibile», sa bene quali sono i punti critici di questa zona molto vasta. «Sì, le realtà sono molte e non nego che il lavoro sottragga molto tempo alla famiglia, ma ho avuto l'onore e la fortuna di tornare in Lombardia dopo essere stato a Palermo, e non essendo un veterano di compagnia perché questa è la prima che comando, ho accettato una sfida emozionante, che mi ha portato a incontrare la gente, ad analizzare certe realtà più da vicino».

UN'IMMIGRAZIONE PACIFICA

«L'integrazione degli stranieri in questa zona va pari passo con l'evoluzione e la storia dell'industria e dell'artigianato e quindi non è problematica - conclude Cosentino -. Lo stanziamento della comunità pakistana in Brianza è una realtà ormai assodata e con forti radici perché legata all'industria manifatturiera». Infatti l'anno scorso Ashraf Mohammed Koakhar, leader dell'intera comunità, fece addirittura un appello pubblico affinché le moschee e i centri islamici diventassero luoghi aperti a tutti, trasparenti. E controllati sia dalle forze dell'ordine, che dagli stessi responsabili.

NONNI NEL MIRINO

Il capitano sottolinea un'alta incidenza delle truffe agli anziani sul territorio della sua compagnia e segnala il suo coinvolgimento personale nella ricerca di sistemi di contrasto al fenomeno. «Credo che in particolare, dinnanzi a questo reato molto sentito e fastidioso la nostra presenza sia fondamentale.

Spiace dirlo ma i truffatori di anziani sono professionisti molto bravi, affabili e cortesi. Gli anziani così hanno quasi delle remore a non farli entrare in casa. Questi malviventi inoltre non usano mai la violenza. Sanno di non avere interesse a farlo».

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