Aveva cinquantadue anni, era un professionista, e alle dieci di ieri mattina stava andando in bicicletta verso il suo studio. All'angolo tra via de Amicis e corso Genova è diventato la nuova vittima della strage silenziosa dei ciclisti milanesi, vittime incolpevoli di una città che la cultura del pedale, in fondo, non l'ha mai avuta. Un camion della metropolitana, impegnato nel grande cantiere per la linea blu, ha svoltato a destra senza vederlo, lo ha agganciato e stritolato. L'uomo è rimasto lì, sotto le ruote enorme del mezzo, insieme al rottame della sua bicicletta grigia.
Sono immagini agghiaccianti, quelle filmate dalle telecamere all'angolo di via de Amicis. Raccontano con chiarezza quanto accade, anche se l'istante esatto in cui il mezzo pesante aggancia la vittima non si vede. Ma la dinamica è inequivocabile. E raggelanti sono le immagini successive, con il primo uomo che accorre: è il tranviere che veniva da via Correnti, che ha visto tutto, si piega verso la vittima, capisce che non c'è più niente da fare. Si mette le mani nei capelli, e grida.
È il secondo ciclista morto a Milano quest'anno. Un dato costante, dicono le statistiche che l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza sta raccogliendo, e che pubblichiamo qua sopra: secondo le quali calano invece i feriti, sia gravi che leggeri. Ma sono comunque numeri impressionanti. I pedoni, dicono sempre le statistiche, sono gli utenti della strada milanese più vulnerabili, la categoria dove si registra il numero maggiore di vittime. Ma i ciclisti sono molto meno numerosi dei pedoni, e la frequenza degli incidenti è impressionante.
La sequenza della tragedia di ieri mattina è simile a molte altre di questi anni, dove a svolgere un ruolo decisivo sono la diversità di stazza tra i due mezzi e il tristemente famoso «angolo cieco» che oscura la visuale dei camionisti. Stavolta, però, un ruolo decisivo lo ha anche la situazione del tutto particolare della strada in cui l'incidente avviene, ridotta ad un budello dal cantiere per il metrò.
Sia il camion sia la bicicletta percorrono via de Amicis provenendo da Ovest, dall'angolo con via Olona. Prima che si aprisse il cantiere della linea blu, esisteva una pista ciclabile «leggera», tracciata solo con la vernice. Adesso tutta la via è una specie di chicane larga tre metri, dove tutti i mezzi devono convivere in qualche modo. La bici e il camion arrivano quasi in contemporanea all'incrocio con corso Genova, si fermano al semaforo rosso. Nelle immagini delle telecamere, il ciclista sembra rispondere a una telefonata. Poi scatta il verde ed è il dramma. Il ciclista parte, il camion svolta senza vederlo e lo uccide. E poco è mancato che non si dovessero contare due ciclisti morti nella stessa giornata: sempre ieri mattina, in via Fontana all'angolo di corso di Porta Vittoria.
Protagonista un autobus Atm che centra un ciclista che sta attraversando sulle strisce: l'autista inchioda in tempo, il ciclista cade ma si salva.Lunedì prossimo la Milano Bycicle Coalition partirà in corteo dal luogo dell'incidente mortale, pedalando fino a Palazzo Marino per dire «Non si può morire così».
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