Sul nuovo stadio Sala deve cedere al ricatto di Verdi e ultra sinistra

Ieri l'incontro con Milan e Inter per chiedere altre revisioni e ancora sacrifici economici

Sul nuovo stadio Sala deve cedere al ricatto di Verdi e ultra sinistra

Il sindaco potrebbe chiedere a Inter e Milan una revisione al ribasso di alcuni indici edificabili legati non tanto alla costruzione del nuovo stadio, quanto a tutto quello che sarà realizzato nel quartiere. Nemmeno il tempo di far ripartire l'iter che le trattative sul futuro del Meazza incespicano di nuovo. Ieri incontro in Comune con i vertici delle squadre, Alessandro Antonello per l'Inter e Paolo Scaroni per il Milan, accompagnato da Giorgio Furlani del fondo Elliot. Sala ha ribadito che sulla sostenibilità non farà sconti, anzi chiederà sacrifici ai club. Su questo non transige, con l'intenzione di ridurre le volumetrie per lo sviluppo dell'area. Non un contributo extra, come si era vociferato, ma la rinuncia a una fetta di guadagni che andrà definita. Nessun dramma, per il momento, da Inter e Milan che si sono presi qualche giorno per i calcoli e vedere di che cifre si tratti prima di ripresentarsi da Sala. Gli indici rappresentano parametri associati a un terreno dove poi si svilupperà il progetto e fissano l'asticella entro la quale si può costruire. Più i valori sono alti, maggiore è la possibilità di investire. Ma se scendono, si abbassa anche lo spazio di contesto da lasciare intorno a un'opera, in questo caso lo stadio.

Certamente non è un mistero che il sindaco tenga molto alla sostenibilità dell'impianto, specie dopo la sua svolta «ecologista» con tanto di tessera dei Verdi europei. E anche le due società non intendono rinunciare a ciò che verrà costruito nel quartiere di San Siro. In ballo ci sono hotel, centri commerciali e strutture varie. La posizione dei club è semplice: il tentativo di limitare l'impatto degli indici deve garantire comunque un rientro dell'investimento sostenuto. E anche su questo Inter e Milan non transigono. Dopo una prima frazione piuttosto soporifera, con il sindaco che ha temporeggiato in attesa delle urne, la partita per usare un'espressione calcistica, arriva al secondo tempo e si gioca ora tutta sulla sostenibilità.

Lo si intuiva già leggendo tra le righe della scarna nota diffusa da Palazzo Marino dopo l'incontro e nella quale il Comune, pur comprendendo le esigenze delle squadre di dotarsi di un nuovo impianto per tornare a essere competitive, sottolineava la necessità di individuare una soluzione che permetta «di coniugare al meglio la sostenibilità ambientale del nuovo sviluppo urbanistico con l'investimento dei club». Sala batte dunque subito un colpo da «ecologista», con paletti che rischiano di limitare i guadagni delle due società e di conseguenza rallentare di nuovo un percorso già tortuoso. Inter e Milan hanno comunque ribadito nelle stanze di Palazzo Marino la loro «forte determinazione» nell'andare avanti col progetto. Anche perché «senza stadio le parole riferite dall'incontro ogni anno le perdite economiche sono molto elevate». In ogni caso, entro fine mese le società dovranno scegliere il progetto vincitore tra la Cattedrale proposta dallo studio Populous il favorito per i bookmakers, tanto che l'azienda ha da poco aperto una sede in città e gli Anelli di Milano ideati da Sportium. Insomma, Sala stringe la cinghia, chiede tagli green alle volumetrie e vuole sapere quanto i club sono disposti a investire per il quartiere. Inter e Milan riprendono invece la calcolatrice in mano.

Ma far quadrare i conti non

sarà semplice, considerando che già gli oneri di urbanizzazione generati dagli interventi (51 milioni di euro) sarebbero inferiori di 30 milioni al costo delle opere a scomputo da realizzare, già sul groppone delle società.

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