TEATRO DELL’ELFO

TEATRO DELL’ELFO

Tutto si può dire di Paolo Fresu, orgoglio del jazz italiano versione export, tranne che abbia paura di attraversare generi e linguaggi. Anche molto distanti tra loro. Lo scorso anno, per esempio, per celebrare i suoi primi 50 anni, il trombettista sardo (di Berchidda) ha dato vita ad un happening monstre (50 concerti sparsi nei posti più belli della Sardegna), alla ricerca del connubio perfetto tra musica e natura, confrontandosi, tra gli altri, con Uri Caine e Ludovico Einaudi, Omar Sosa e Paola Turci, Ascanio Celestini e Stefano Bollani. Date le premesse, «suona» naturale la sua ennesima apparizione milanese, stasera all'Auditorium Fondazione Cariplo di Milano (ore 20.45, ingresso libero), nell'ambito di «Kilometro Zero», la stagione concertistica voluta dalla Orchestra Giovanile «J. Futura» di Trento (direttore Maurizio Dini Ciacci) per accorciare le distanze fra generi, stili ed epoche differenti, abbattere barriere e consuetudini e suscitare interesse in una proposta eterogenea, una sorta di viaggio sonoro che parte da Ludwig van Beethoven e arriva alla contemporaneità. La riprova viene dal «menù» della manifestazione (resa possibile, oltre che dall'associazione «Futura», anche da Porche e dall'Orchestra Verdi), singolare mix tra musica colta doc e jazz sinfonico. Si comincia con l'interpretazione del Concerto per pianoforte e orchestra numero 2 del geniale compositore tedesco da parte dell'orchestra trentina, «implementata» per l'occasione dal pianoforte del giovanissimo talento argentino Elio Coria, dopodiché largo al jazz improvvisato e senza confini di Paolo Fresu.

Il suo intervento sarà suddiviso in due parti: nella prima, assieme all'orchestra ed alla pianista trentina Isabella Turso, eseguirà quattro pezzi scritti da Maurizio Dini Ciacci e Isabella Turso, parte integrante di un disco di inediti di prossima uscita, deliberato tentativo di commistione fra classica, jazz e pop; di seguito, con la collaborazione del fedele pianista Roberto Cipelli (per quest'ultimo una militanza ultraventennale nel Paolo Fresu Quintet), affronterà una manciata di «standard» nell'arrangiamento orchestrale dall'eterno Paolo Limiti: da «La voce del silenzio», portata al successo da Mina, a «Blame me on my youth» del compositore-attore Usa Oscar Levant, passando per «Funesta vascia», classico riconosciuto della canzone popolare napoletana del Cinquecento.

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