Tenta di annegare il figlio nel lavandino della cucina

Tenta di annegare il figlio nel lavandino della cucina

Quando nel pomeriggio si è reso conto della mostruosità del suo gesto, tentare di affogare il figlioletto, ha tentato di impiccarsi alle sbarre della cella di sicurezza. Senza però sorprendere il personale di guardia che gli è piombato addosso, gli ha strappato il legaccio dal collo e lo ha portato al San Paolo. Lo stesso ospedale dove è stato trattenuto in osservazione anche il bimbo: ha i polmoni pieni d'acqua ma non dovrebbe rischiare la di vita.
Finisce così con un secondo dramma sfiorato, la terribile giornata di una famiglia abitante in via San Paolino: Marco P. 30 anni, dipendente di un'importante azienda di telefonia di Assago, la moglie venezuelana di 25, e appunto il piccolo di 7 mesi. Il giovane papà da qualche tempo però non stava bene, aveva contratto il morbillo, niente di grave ma lui ne aveva fatto una mania temendo potesse impedirgli di praticare sport ed essere qualcosa di peggio. Era caduto in depressione tanto che qualche volta il suo migliore amico si fermava a dormire dalla coppia, proprio come l'altra notte. Ieri all'alba qualcosa però si è spezzato dentro di lui. Poco dopo le sei si è avvicinato al letto dove dormiva la moglie e le ha sussurrato: «Ho fatto una cosa tremenda». Ed era veramente tremendo quello che aveva fatto. Pochi minuti prima aveva preso il bimbo dalla culla, lo aveva portato in cucina, aveva riempito d'acqua il lavello per poi tenergli la testa sott'acqua. Convinto di averlo ucciso, ha svegliato la donna.
La madre è corsa gridando in cucina dove ha trovato il bambino privo di sensi. L'ha tirato su, il volto bluastro, il piccolo non dava segni di vita. Il trambusto ha naturalmente svegliato anche l'amico che ha preso il piccolo e si è diretto verso l'uscio per portarlo in ospedale. Qui c'è stata una breve colluttazione con il mancato assassino che ha mandato amico e figlio per terra, senza ulteriori conseguenze. Qualche istante dopo, madre e amico erano al pronto soccorso del San Paolo, a pochi metri di distanza. La donna ha raccontato cos'era successo al figlio e i medici hanno informano il posto di polizia da dove l'allarme è rimbalzato al 113.
Una volante è andata subito in via San Paolino, ma del mancato infanticida nessuna traccia. Gli agenti si sono messi a battere il quartiere e verso le 9.30 hanno individuato il giovane in compagnia della madre, anche lei residente in zona. Vista la polizia, l'uomo ha tentato una scombinata fuga, nonostante la donna lo invitasse a consegnarsi, ma è stato subito preso e portato in questura dove, in maniera confusa, ha confermato tutto e sono scattate le manette per tentato omicidio. L'uomo è stato portato in cella di sicurezza in attesa del trasferimento a San Vittore. E qui verso le 18 ha tentato di impiccarsi, un'eventualità prevista dai dirigenti della questura che per questo avevano disposto un attento controllo.

L'uomo con la maglietta ha fatto un cappio l'ha legato alle sbarre, se l'è infilato al collo e si è lasciato andare. Pochi istanti ed è stato bloccato e portato al reparto psichiatrico del San Paolo. Stesso ospedale dove è ricoverato il figlio. Il bambino sta male, è in osservazione, ma dovrebbe cavarsela.

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