Tollerano tutto, ma non gli avversari

Il sindaco si scopre intransigente col corteo dei nazionalisti, ma i centri sociali possono devastare e occupare

Tollerano tutto, ma non gli avversari

Giuliano Pisapia il «Festival Boreal» a Milano proprio non lo vuole: questo raduno di movimenti di estrema destra, afferma con durezza, «non possiamo accettarlo». E in una certa misura possiamo capirlo, considerando il personale curriculum politico del sindaco, le pressioni che sta subendo a sinistra, dal Pd all'immancabile Anpi a Sel, il suo partito, e non potendo trascurare l'eventualità, anzi la certezza, che i centri sociali si sentirebbero obbligati a fare visita, con inevitabili truculente conseguenze, ai «nazi-fascisti» radunati non si sa ancora dove.

Sì, perché per ora «Milano nord» è la vaga e ambigua indicazione, quindi forse anche fuori Milano, eventualità che toglierebbe a Pisapia la possibilità di intervenire «con tutti gli strumenti, anche a livello legale, per evitare che ci sia questo sfregio alla città». Benché, secondo lui «non dovrebbero radunarsi da nessuna parte». In queste parole e in questi toni si sentono echi degli anni Settanta quando all'estrema destra era negato, in tutti i modi, anche il diritto all'esistenza. Dunque possiamo capirlo, dicevo. Ma sarebbe più corretto dire che potremmo capirlo se, oltre a fare così virulenta esibizione di fede antifascista, Pisapia mostrasse anche una certa coerenza. Giacché un autentico e profondo antifascismo non può che provare ripugnanza per ogni forma di violenza e di incitamento alla violenza, non può che trovare insopportabile ogni forma di sopraffazione e sopruso, non solo fisico ma anche verbale.

Perciò oggi il Pisapia che vuole impedire il «Festival Boreal» sarebbe più credibile se avesse cercato di impedire o almeno apertamente condannato tutti quei cortei e quelle manifestazioni che si lasciavano alle loro spalle una scia di sfregi alla città - quelli sì, reali. Quando centri sociali e anarco-insurrezionalisti sfilano per le strade, oltre a fare appello con i loro slogan alla violenza (ma contro i «fascisti» e i «padroni», naturalmente) nel migliore dei casi deturpano e imbrattano tutto quello che trovano sulla strada, nel peggiore sfasciano qualche vetrina. Anche questa è violenza, che deve essere condannata senza riserve mentali o ideologiche. Per evitare quegli «sfregi alla città» bisognerebbe intervenire «con tutti gli strumenti, anche a livello legale».

Ma Pisapia non lo ha mai fatto, certo per convinzione personale ma anche perché la sua area politica non apprezzerebbe. Peccato perché se lo avesse fatto oggi la sua ostilità al raduno di estrema destra sarebbe più credibile.

E ancora di più se avesse manifestato il suo antifascismo in occasione della cerimonia di chiusura del Ramadam con l'imam Sheykh Riyad Bustanji, noto per esaltare la vocazione al martirio dei bambini palestinesi, per ammirare le madri che così li educano, per considerare Israele uno stato criminale. Anche questo è fascismo, anche contro questo Pisapia avrebbe dovuto schierarsi per essere oggi credibile. Non lo ha fatto.

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