Cronaca locale

TORNANO I «BRAVI RAGAZZI»

Sono riprese a pieno regime le manifestazioni degli studenti, scesi in piazza ieri in 4mila per protestare contro i tagli alla scuola, ma anche contro Tav, Expò, morti di Lampedusa e quant'altro. Due spezzoni sono anche andati a protestare davanti al Tribunale e una sede del ministero dei Trasporti mentre il grosso ha invece tentato di raggiungere la Provincia, venendo respinti dalle forze dell'ordine. I ragazzi hanno allora ripiegato sulla Regione, organizzando un sit-in Gioia prima di sciogliersi tra slogan, insulti e promesse di nuovi cortei.
Anche Milano dunque ha voluto partecipare alla giornata nazionale di protesta degli studenti contro la politica del Governo Letta in materia di istruzione. Concentramento in Cairoli dove già verso le 9 si sono ritrovati in centinaia. Il numero è rapidamente cresciuto con l'arrivo dei ragazzi degli istituti della provincia, fino a sfiorare le 4 mila unità. E alle 9.45 hanno iniziato a marciare compatti. In testa adolescenti di vari istituti, dietro i «capetti», soprattutto i ragazzi del «Collettivo Lambretta», centro sociale egemone alle superiori. In via Verdi sono state imbrattate ancune banche, Intesa, Popolare di Legnano, Unicrediti e Popolare di Bergamo, mentre in piazza Meda è stata colpita la Popolare di Milano. Presi dall'entusiasmo in mezzo i ragazzi hanno riempito di scritte anche i muri della Scala, evidentemente simbolo dello sfruttamento e della repressione. A San Babila quelli del «Cantiere», 300 circa, si sono sganciati, hanno puntato verso piazza Cavour invadendo una sede del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, in piazzale Morandi 1. Soliti al primo piano hanno calato un lungo striscione, mentre in strada altri giovani accendevano fumogeni e bengala.
Nel frattempo il grosso marciava lungo viale Europa, per sbucare al Verziere e deviare in via Sforza. Qui si staccava gli anarchici, rimasti stranamente tranquilli in coda al corteo. In cinquanta circa hanno prima «sanzionato» la Cariparma di corso Vittoria poi hanno lanciato sul palazzo di Giustizia bombe carta e uova piene di vernice per protestare contro gli arresti dei giorni scorsi di due loro militanti, accusati di aver massacrato di botte uno studente che aveva scarabocchiato un loro manifesto in Statale.
Persi anche questi, gli studenti hanno proseguito fino a via Mascagni e imboccato via Donizetti con il loro proposito, del resto ampiamente annunciato, di arrivare fino alla sede della Provincia. Tra loro e l'obiettivo però si sono schierati alcuni mezzi delle forze dell'ordine e una cinquantina di agenti. I ragazzi hanno avanzato lentamente, in un clima un po' irreale, fino a giungere a contatto degli scudi, iniziando a premere. Gli agenti non hanno perso la calma e si sono limitati a fare «contenimento», anche se un certo punto qualche mazzata è scappata. Subito bloccati dai dirigenti dell'ordine pubblico che hanno ordinato di riporre i manganelli. Lo spingi spingi è durato una decina di minuti poi, capendo che non sarebbero passati ma nemmeno a fatto partire la carica, hanno mollato la presa e si sono diretti verso la Regione e già che c'erano, hanno spaccato le vetrate della scuola privata Oberdan in viale Majno. In Melchiorre Gioia sono stati nuovamente fermati dalla polizia. I ragazzi, ormai scesi a poco più di 500, hanno chiuso la strada con una rete di plastica rossa da cantiere e poi improvvisato un sit-in e un'assemblea, sciolta alle 14.

Ma con la promessa di tornare presto in piazza più arrabbiati che mai.

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