Torre Galfa, un hotel e abitazioni per rinascere

Tredici piani per la catena Melià e appartamenti per un classico dell'architettura

Paolo Stefanato

La Torre Galfa prende il nome dal luogo dove sorge, l'incrocio tra le vie Galvani e Fara: inaugurata nel 1959 su progetto di Melchiorre Bega, fu per molti anni la sede milanese della Sarom, la società petrolifera di Attilio Monti. Nel 1980 fu ceduta alla Banca popolare di Milano che la lasciò nel 2001. Da quell'anno un edificio così importante 31 piani, 103 metri di altezza, tra il Pirellone e il Palazzo Lombardia è completamente vuoto, abbandonato. Nel 2006 passò al gruppo Fondiaria-Sai (Ligresti) e da questo, nel 2012, al gruppo Unipol, attuale proprietario, che ha deciso un radicale intervento di riqualificazione avviando subito l'iter autorizzativo. Il cantiere è cominciato da qualche mese e attualmente si sta lavorando sulla facciata; si stanno smontando i vecchi moduli in vetro e acciaio e ai piani alti sono visibili gli spazi vuoti corrispondenti alle parti rimosse, attraverso i quali appaiono le strutture di cemento armato. Entro maggio 2017 sarà staccata, a pezzi, l'attuale facciata, in tutto 7mila metri quadrati e comincerà il montaggio di quella nuova per permettere poi la realizzazione dei nuovi spazi interni.

Al completamento dei lavori, previsto per la fine del 2018, il grattacielo avrà una doppia destinazione: 13 piani, contando anche un sotterraneo, avranno destinazione alberghiera e saranno gestiti dalla catena spagnola Melià che a Milano ha già due strutture in piazza della Repubblica e in zona piazzale Lotto. Dal tredicesimo al trentunesimo piano la destinazione sarà residenziale, con appartamenti di varie metrature e con ingresso separato. L'edificio sarà dotato di servizi comuni, dalle sale meeting all'area fitness, e all'ultimo piano sarà aperto un ristorante panoramico con entrata autonoma.

Il gruppo Unipol investirà complessivamente 100 milioni, che comprendono anche la ricostruzione del corpo basso che sarà ricostruito nello stato precedente. Tutto l'intervento architettonico, affidato a Maurice Kanah dello studio milanese bg&k associati, è teso a conservare l'immagine della torre così com'è stata progettata nel 1956, valorizzando la sua caratteristica principale: quella vetrata continua che avvolge tutto il palazzo, elegante e stilisticamente ancora attuale che per l'epoca era decisamente un brano di architettura molto avanzato. Si tratta di un parallelepipedo regolare, in cui la struttura portante è arretrata e invisibile, così da far risaltare al massimo l'involucro di vetro e acciaio

Il restauro della Torre Galfa avrà anche effetto positivo sul tessuto urbano circostante. Siamo a due passi dalla Stazione Centrale, già riqualificata in questi anni dal rinnovamento dell'edificio passeggeri e da numerosi interventi alberghieri di qualità.

Anche il Melià si pone nella fascia alta dell'ospitalità milanese e attirerà clientela di buon livello; così come le nuove residenze, che avranno caratteristiche signorili. Ci si aspetta un contributo a un ulteriore miglioramento dell'intera zona che oggi vice contraddizioni e problemi visibili a tutti.

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