«Tracce» milanesi sui proiettili di Genova

«Tracce» milanesi sui proiettili di Genova

Una «zona grigia» dove i nuovi reclutatori della lotta armata possono fare proseliti: è questo, in sintesi, il quadro che a Milano stanno tracciando le analisi sull’universo estremista, dopo gli ultimi segnali di recrudescenza del terrorismo. L’allarme lanciato dal capo dei servizi segreti Giorgio Piccirillo sull’imminente ritorno di azioni di violenza politica è basato anche sulle segnalazioni provenienti dal centro milanese dell’Aisi (l’ex Sisde) sia sull’area anarco-insurrezionalista, la cosiddetta Fai, sia sulle formazioni marxiste leniniste vicine alle nuove Br, il Partito comunista armato i cui fondatori sono sotto processo proprio in questi giorni a Milano davanti alla corte d’assise d’appello.
Ieri un articolo del Fatto quotidiano affermava che l’attentato al dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, gambizzato a Genova il 7 maggio, sarebbe stato organizzato a Milano. L’indiscrezione non ha trovato conferme negli ambienti investigativi, dove si faceva notare anche che la tesi di fondo dell’articolo - una saldatura tra le aree anarchiche e marxiste dell’estremismo di sinistra - costituirebbe una novità assoluta, visti gli abissi ideologici e la rivalità politica che da sempre separano i due universi. Ma che qualche traccia porti sotto la Madonnina non si può escluderlo.
Milano d’altronde ha sempre svolto un ruolo centrale nella geografia del terrorismo di sinistra in Italia, e anche per questo è una «osservata speciale» per le indagini sulla nuova stagione di violenza. Per due volte, nel processo in corso ai capi delle nuove Br, sono stati lanciati proclami «rivoluzionari», e soprattutto è stata fatta la prima rivendicazione pubblica («fa parte della rivoluzione») del ferimento di Adinolfi.

Quasi in contemporanea, sono stati fatti ritrovare volantini con la stella a cinque punte a Legnano, davanti alla «Franco Tosi», che non solo faceva parte del gruppo Ansaldo, diretto dal manager gambizzato, ma è anche un punto di riferimento storico della propaganda brigatista: gli ultimi volantini brigatisti all’Ansaldo erano stati lasciati nell’aprile 2001. Meno di un anno dopo, le nuove Br ammazzarono il giuslavorista Marco Biagi.

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