Sarebbero riusciti a smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave in provincia di Lodi e Novara gli otto imprenditori legati alla 'ndrangheta arrestati ieri mattina con l'accusa di traffico illecito di rifiuti dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico). Tra loro Orlando Liati e Stefano Lazzari, titolari di alcune ditte di autotrasporti, stavano lavorando nei cantieri per l'Expo 2015 e per la Brebemi dove, come era prassi, facevano lavorare anche alcuni dei 21 «padroncini» calabresi che sono stati denunciati a piede libero.
Nel 2011 la Dia chiese alla Prefettura di Milano per il 55enne Liati e il 50enne Lazzari, entrambi milanesi incensurati, l'interdittiva antimafia che nel 2012 in Prefetto concesse. Il provvedimento era stato però impugnato dai due davanti al Tar che gli diede ragione revocandolo. Fatto questo che ha permesso ai due di poter partecipare alle gare d'appalto perché in possesso di regolare permesso antimafia.
Sempre secondo quanto riferito dai carabinieri, i nomi di Liati e Lazzari erano già spuntati nella maxi inchiesta «Infinito» contro le 'ndrine in Lombardia, per i loro stretti rapporti di lavoro con alcuni esponenti della famiglia calabrese dei Barbaro (originari di Plati ma da anni attivissimi nell'hinterland sud di Milano).
Non solo, nell'ordinanza che ha portato agli arresti di ieri firmata dal gip di Milano Andrea Ghinetti, si ricorda che dalle indagini è emerso che Liati avvertì alcuni indagati di non parlare al telefono perché, attraverso delle fonti che avrebbe avuto all'interno delle istituzioni, aveva saputo che erano in corso delle indagini ed erano intercettati.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.