Da Tremonti al ciellino, se questi sono fascisti. E Fdi lancia il comizio

L'ex ministro per vincere nel centro storico. E Meloni domenica torna in piazza Duomo

Da Tremonti al ciellino, se questi sono fascisti. E Fdi lancia il comizio

«Le piazze le abbiamo sempre riempite, persino quando nei tempi antichi dicevano ad Almirante piazze piene, urne vuote. Questa volta speriamo ci siano anche le urne piene». Il colonnello di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa fa finta di non guardare i sondaggi ma lancia il comizio della leader Giorgia Meloni domenica alle 17.30 - per la sua seconda volta - in piazza Duomo con una sicurezza granitica: «Solo noi possiamo riempire la piazza la domenica pomeriggio di un weekend ancora estivo e con il Gp a Monza. Accettiamo la sfida». C'è un'altra sfida ben più ambiziosa, strappare dopo anni il collegio del centro storico alla sinistra, e per tentare quella che fino ad oggi è stata una mission impossible il centrodestra ha puntato sull'ex ministro Giulio Tremonti, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Milano centro. Seduti a fianco alla presentazione dei candidati FdI alla Camera e al Senato a Milano e in provincia al Palazzo delle Stelline, La Russa e Tremonti ieri hanno offerto un siparietto. Il vicepresidente del Senato premette che l'economista è in corsa nel «collegio più difficile della città, la sinistra ormai non prende più voti dagli operai ma dai radical chic. Siccome però questa volta il collegio è più ampio possiamo vincere anche lì». Adesso però «mi accorgo che il tuo competitor alla Camera per la sinistra è Benedetto Della Vedova, e con tutto il rispetto, me lo devi battere, è un favore personale che ti chiedo. É andato in Parlamento con Gianfranco Fini (con Fare il Futuro) e l'ha cancellato dal curriculum e dai social». La Russa ha lanciato anzi «un appello per un faccia a faccia tra Tremonti e Della Vedova». Tremonti a bassa voce commenta di «scoprire oggi» chi è lo sfidante diretto, aggiunge che «è la prima che volta che ho un collegio uninominale e devo dire che trovo interessante stare su Milano, spero di cavarmela».

L'allarme «pericolo fascista» lanciato dal giorno uno della campagna elettorale dal leader Pd Enrico Letta scricchiola vedendo i candidati in sala, dall'ex ministro Tremonti all'ex ciellino Lorenzo Malagola, segretario generale della Fondazione De Gasperi, ex consigliere comunale di Forza Italia ai tempi del sindaco Moratti («il cattolicesimo popolare può trovare dimora in FdI - spiega -. Tra i primi punti del programma c'è lil sostegno a natalità e famiglia»), al presidente di Confartigianato Moda Fabio Petrella (che punta alla «difesa del made in Italy»). In campo tra gli altri il coordinatore milanese (ex Fi) Stefano Maullu, l'ex vicesindaco e assessore regionale Riccardo De Corato, il coordinatore provinciale FdI Sandro Sisler, i già deputati Marco Osnato, Paola Frassinetti. E la coordinatrice regionale e senatrice di FdI Daniela Santanchè, che avrebbe «il desiderio, dopo 20 anni in cui la sinistra si riempie la bocca sull'importanza delle donne e accusa la destra di maschilismo, di vedere una donna premier e di destra. Metteremmo fine alle tante chiacchiere che il Pd fa, sulle donne e non solo, noi facciamo i fatti». Non ha dubbi che Meloni valorizzerebbe altre donne nel governo, «non ha la sindrome dell'ape regina e non ha paura delle altre donne». Contro il rischio brogli «in cui la sinistra è specializzata» FdI cerca gli «alfieri del voto», in pratica rappresentanti di lista che tengano gli occhi aperti durante lo spoglio delle schede, «ne servono almeno 7mila e siamo a metà». La Russa smonta infine l'idea del Ministero dell'Innovazione a Milano lanciata da Salvini, «non importa dove si trova ma quello che fa.

Quelli sono contentini, comprendo la proposta ma è un gesto simbolico, cosa cambia ai milanesi?». Per il leghista Igor Iezzi «stupisce che gli alleati di FdI la sminuiscano quando unievrsità e imprese plaudono all'idea. Evidentemente, certe nostalgie per il passato sono dure a morire».

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