Tremonti ritorna prof Bacchettate a Draghi e critiche alle banche

Tremonti ritorna prof Bacchettate a Draghi e critiche alle banche

Una ricetta in tre punti per salvare l’Europa: lanciare gli eurobond, vietare i derivati, separare le banche d’affari da quelle che raccolgono risparmi, perché «la bisca puoi farla cma con i soldi tuoi». Così Giulio Tremonti agli studenti del Collegio di Milano, alla presentazione del suo ultimo libro, Uscita di sicurezza, edito da Rizzoli. Cita Adam Smith, Carl Marx, Shakespeare e la Caritas in veritate di Benedetto XVI. «Si diceva che per salvare il sistema devi salvare le banche - ricorda - ma non si è pensato che nelle banche c’era anche la speculazione e invece i governi hanno salvato le banche senza condizioni». Conclusione: «Due anni dopo il sistema bancario attacca gli Stati con i soldi ricevuti dagli Stati».
E tu dov’eri? Lo chiedono spesso, all’ex ministro dell’Economia, quando va in giro per l’Italia a raccontare le sue esperienze e fare le sue proposte. «Mi dicono: e tu dov’eri? Nel libro ci sono tutte le documentazioni dei miei tentativi di evidenziare le criticità con lettere ai G7 e all’Ocse. Ma al G20 ero uno tra venti, in Europa ce ne erano altri ventisette... La stessa domanda può essere rivolta, con maggior titolo, a Obama».
Il peggio, secondo lui, non sembra alle spalle ma davanti agli occhi chiusi di molti. «Weimar è uno scenario più prossimo di quanto uno possa immaginare» dice evocando scenari da inflazione alle stelle, con la moneta diventata carta straccia e la gente che si rifugia in incubi politici.
Il Collegio di Milano è casa di studenti universitari. Tremonti è in cattedra. Ad ascoltarlo, nella sala piena, non più politici e clientes di un tempo, tra cui i leghisti e qualche banchiere oggi in difficoltà, ma questa platea di giovani attentissimi, che alla fine - come per una specie di contrappasso - gli chiedono anche una ricetta per coniugare il controllo del debito con la crescita.
Si vola alto e nello scenario macroeconomico che Tremonti dipinge, si insiste sulle banche: «La curva della politica declina e sale la curva del mercato. Rispetto al passato i vertici attuali hanno figure politiche meno forti e intense, troppo spesso replicanti e ventriloqui dei mercati».
Un grafico impressionante si materializza dietro la testa dell’ex ministro dell’Economia. Fa vedere in un colpo d’occhio il rapporto di forze tra le operazioni reali, basate sulla produzione di qualcosa, e i derivati, per così dire le scommesse su quel che accadrà. Siamo uno a dodici. «E il più semplice dei derivati è un geroglifico. Non è un sistema è un caos, che prima o poi, e sembra più prima che poi, può saltare» prevede. Ed è a questo punto che evoca Weimar.
Una delle soluzioni è la stessa che scovò il presidente americano Franklin Delano Roosvelt dopo la crisi del 1929: separare le banche d’affari dalle banche che raccolgono risparmio. Queste regole valevano fino a tempi recenti.

«Neghi Stati Uniti le ha abolite Clinton, in Italia negli anni Novanta sono state cancellate dai decreti Draghi». Il presidente della Banca centrale europea si ritrova sul banco degli imputati. E una frase svela il contesto: «Nella Repubblica internazionale del denaro l’unica regola è non avere regole».

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