«Dal tribunale a Brera Ma nel profondo resto... una teatrante»

La giurista apre la stagione della sala No'hma: «Il palco? È come un processo»

Antonio Bozzo

Per Calderón de la Barca la vita era sogno, per Livia Pomodoro è teatro. Che si tratti di aule di giustizia (è stata presidente del Tribunale di Milano fino al 2015), della sala No'hma (se ne occupa dal 2008, quando morì la fondatrice, sua sorella Teresa) o dell'Accademia di Belle Arti di Brera (è stata nominata presidente proprio un anno fa). «Il processo penale in fondo è drammaturgia, come lo sono le strade e ogni conflitto dialettico che oppone gli esseri umani - dice Pomodoro - Teatro non vuol dire finzione, ma emergere di verità e suggestioni. Quando ho deciso di continuare il lavoro di mia sorella ero un'apprendista stregone, ora sono una teatrante. Ho anch'io, come aveva Teresa, il terzo occhio per vedere oltre il meschino contesto che spesso accompagna le nostre giornate».

Il terzo occhio serve anche per l'Accademia di Brera?

«Vuole un bilancio del mio primo anno? L'idea della Grande Brera non è decollata. Ho trovato una situazione con problemi tecnici e amministrativi gravissimi che sto cercando di rimuovere. Ma un anno passa in fretta. C'è qualcuno che non vuole cambiare, come sempre accade».

Lei, mesi fa, parlò addirittura di docenti che sobillano gli allievi. Siamo a questo punto?

«Il problema è che le accademie hanno bisogno di essere coccolate e aiutate, il ministero dell'Istruzione, da cui dipende Brera, è indifferente».

E con James Bradburne, direttore della Pinacoteca e della Braidense, i rapporti sono buoni?

«Siamo inquilini dello stesso palazzo, ci sono le riunioni di condominio, che sono sempre un po' così».

Si litiga, di solito. Lei parlava, al suo insediamento, di sinergie con istituzioni culturali della città, dalla Scala al Parenti. Non abbiamo visto nulla.

«Sto lavorando, ho parlato con il sindaco Sala, siamo un cantiere aperto, non posso ancora annunciare nulla di definitivo. L'Accademia, che resta a Brera come nucleo centrale, ma deve trovare altri spazi per svilupparsi - ci sono 4.500 studenti, e circa 400 docenti - è un brand fortissimo. Deve rimanere legata al suo territorio. Ho parlato con Giovanni Bazoli, di Banca Intesa, per organizzare un percorso artistico che unisca Gallerie d'Italia, Poldi Pezzoli, casa del Manzoni, Pinacoteca e l'Accademia».

C'è chi dice che mentre avanzano realtà come la Naba, Brera sembra ferma. Sente anche lei questi commenti non positivi?

«Li sento, ma ripeto, l'Accademia è luogo di eccellenza. Va trovato il punto di raccordo tra la didattica e i tanti eventi proposti a Brera. Ma, mi scusi, non dovevano parlare della nuova stagione del No'hma?».

Sì, una stagione dedicata alla «passione, fuoco della vita». Stasera c'è un premio?

«Vedremo estratti degli spettacoli votati da una giuria qualificatissima per il Premio Teatro Nudo di Teresa Pomodoro.

Spettacoli nati da profonda passione, come sarà Omaggio a Mikis Theodorakis di Maria Farantouri, che il 15 e 16 novembre apre la nuova stagione di 70 spettacoli. Le serate con le canzoni di Theodorakis, su versi di Seferis, Elytis, Ritsos e altri poeti moderni, sono un omaggio alla democrazia e alla Grecia, Paese che una certa Europa vuole in crisi per interesse».

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