Il 2016 è stato per gli uffici giudiziari milanesi un (altro) anno di «flussi straordinari» di ricorsi degli stranieri che fanno richiesta d'asilo. Peggiore del precedente, già considerato emergenziale. La legge prevede che il richiedente possa rivolgersi al Tribunale in caso di rigetto della sua domanda da parte della Commissione territoriale della Prefettura. E che la pratica passi, se il migrante non ottiene subito lo status di rifugiato, per tutti e tre i gradi di giudizio. Con l'impiego di ben nove giudici. L'allarme viene lanciato all'inaugurazione dell'anno giudiziario dal presidente della Corte d'appello Marina Anna Tavassi. «I dati - dice nella propria relazione - sono particolarmente preoccupanti. Dei 1.438 fascicoli sopravvenuti alla Corte nell'anno solare 2016, 136 sono stati iscritti nel primo trimestre, 323 nel secondo, 420 nel terzo, 559 nel quarto con una netta curva ascendente». Numeri che lievitano e le cose non vanno meglio al Tribunale: «Posto - continua Tavassi - che i fascicoli pervenuti al Tribunale di Milano nell'anno solare 2016 sono stati 4.013 (erano 636 nel 2014 e 2.007 nel 2015, ndr) e che mediamente, secondo i rilievi dell'ufficio statistico, il numero dei ricorsi si attesta sul 70 per cento dei procedimenti iscritti in Tribunale, può prevedersi per la Corte un flusso imponente di tali procedimenti, in crescita esponenziale anche per il 2017». La previsione per l'anno appena cominciato quindi è critica.
La Corte corre ai ripari, ma non può bastare. Anche a causa delle carenze di organico sottolineate nella relazione. Il presidente spiega che «per governare questo flusso», non è sufficiente «l'applicazione di magistrati per comporre un collegio straordinario che terrà nel 2017 udienza ogni lunedì per trattare esclusivamente procedimenti in materia di protezione internazionale». Questo provvedimento permetterà solo di «aggredire l'arretrato formatosi nel 2016, ma non basta a far fronte alla mole di lavoro che si prevede in entrata per il 2017».
Tavassi evidenzia poi dove l'ingranaggio minaccia di incepparsi. Il procedimento, dopo il passaggio in sede amministrativa, vede «ben due gradi di giudizio di merito e il terzo grado di legittimità. Così per complessivi quattro passaggi che impegnano, oltre al livello prefettizio, ben nove giudici nei diversi gradi». Un percorso, continua il magistrato, «complesso e necessariamente lungo» che va «a tutto discapito della certezza della posizione di quanti aspirano al riconoscimento dell'asilo, con costi sociali e finanziari eccessivamente gravosi per la collettività e con la ricaduta negativa di sottrarre le risorse disponibili ad altri settori». La giustizia civile è già molto gravata, con un aumento dei fascicoli nel 2016 del 20 per cento. In questo contesto «le procedure per i richiedenti la posizione di rifugiato politico rappresentano da sole il 25 per cento dell'intero contenzioso della Corte d'appello di Milano e circa il 10 per cento delle pendenze del settore civile del Tribunale di Milano». Il presidente della Corte conclude ricordando che «la Lombardia è la regione con la maggiore percentuale di presenze di immigrati sul proprio territorio, 13,7 per cento, a fronte dell'8 per cento di Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia e del 7 per cento di Toscana, Emilia Romagna e Puglia».
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, presente alla cerimonia, dal canto suo ha assicurato che Milano sarà sede di una delle dodici sezioni specializzate «in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea» previste da un recente progetto di legge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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