Un'agenzia di popstar pronta a gestire il Lirico

Un'agenzia di popstar pronta a gestire il Lirico

Sul fatto di intitolarlo alla memoria di Gaber, in Comune sono tutti d'accordo. Ma la sorte del Teatro Lirico, che da anni è un cantiere abbandonato, è legata a ben altro. Anzitutto al fatto che, ancora una volta, non si vedono spiragli sulla possibilità di un recupero della celebre sala milanese progettata dal Piermarini, seconda per valore storico soltanto alla Scala. Non se ne vedono o quasi. Il dato è che il bando indetto lo scorso autunno per la concessione in uso del teatro è scaduto il 15 gennaio scorso senza offerta alcuna. Tanto da spingere il Comune a diramare un avviso pubblico in cui si invita qualsiasi operatore interessato alla gestione del teatro ad inviare «ogni possibile osservazione, indicazione, suggerimento o riflessione che possa concretizzarsi in una proposta». Una sola risposta è finora pervenuta nei tempi utili (la scadenza era lunedì scorso) dalla Trident Management, la famosa agenzia che opera nel settore music show business e organizza tournee di popstar tra cui Jovanotti. Per il momento, dicono in Comune, si tratterebbe solo di un pour parler, anche perchè i costi di gestione del Lirico sono legati a doppio filo a una ristrutturazione assai onerosa, e per poter farvi carico la Trident avrebbe già chiesto di essere esonerata dal vincolo del canone d'affitto. Pare dunque difficile che la matassa si sbrogli ma gli ultimi sviluppi hanno in parte mutato lo scenario. Il messaggio di Palazzo Marino è che, a questo punto, le trattative con i privati sono quantomai aperte (la scadenza del 25 febbraio per le proposte lascia di fatto aperte tutte le possibilità); inoltre, l'apertura di una trattativa con Trident equivale a un apertura totale anche allo spettacolo di intrattenimento commerciale.
Vista la situazione, il pensiero non può non correre al lungo contenzioso che nella storia recente vide l'esclusione dal progetto Lirico della “cordata” capeggiata da Gianmario Longoni, ex proprietario dello Smeraldo, che si aggiudicò lo scorso appalto prima che il progetto, troppo impegnativo, naufragasse nel mare di stop ai lavori imposti da Comune e Soprintendenza. «Per due volte ci fermarono - ricorda Longoni oggi alla direzione artistica del Sistina di Roma - poi il ritardo di soli tre mesi nel progetto di recupero, causato dal fallimento dell'impresa costruttrice, non mi fu perdonato e fui costretto a rinunciare all'appalto». Oggi però, con il bando comunale andato miseramente deserto, il Comune fa capire che ci sarebbe di nuovo spazio anche per lui che tanto investì nel sogno di un nuovo Lirico. Ma Longoni, pur orfano di un teatro a Milano dopo la chiusura dello Smeraldo, fa capire che è troppo tardi. «L'interessamento di Trident non mi sorprende poichè già allora era un nostro competitor nella gara d'appalto. Se vogliono si accomodino pure, perchè il Lirico per me è ormai solo un brutto ricordo.

La passata amministrazione fece di tutto per farmi desistere, io che ero pronto a investire i 18 milioni necessari alla ristrutturazione del teatro. Sforai di qualche mese sui tempi e fui punito. Trattamento ben diverso toccò invece al cantiere infinito nella piazza dello Smeraldo che mi constrinse a chiudere».

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