Nessun «sogno chiamato bebè», quantomeno per il momento. La «fiera» dell'utero in affitto, in calendario agli East and Studios il 21 e 22 maggio, è stata rinviata al 2023. Una «decisione difficile», spiegano gli organizzatori, presa «a causa di circostanze al di fuori del nostro controllo». Ma visto che «le nuove date saranno pubblicate tra breve», il problema sembra solo rimandato: «Noi saremo sempre qui, pronti a vigliare contro questa barbara pratica di sfruttamento di donne e bambini», avverte la consigliera comunale della Lega Deborah Giovanati. Dopo una prima mozione sul tema bocciata lo scorso novembre - che era comunque servita a «spaccare» la maggioranza anche se la giunta riteneva che il termine «utero in affitto» fosse «denigrante e offensivo» - Giovanati era riuscita a farne approvare un'altra dal Consiglio in cui si chiedeva di far rispettare l'articolo 12 della legge 40 del 2004 che vieta la promozione della surrogazione di maternità in qualsiasi forma. Figuriamoci una fiera.
«Il rinvio mi fa pensare che le nostre preoccupazioni evidentemente fossero fondate», dice la consigliera Fdi Chiara Valcepina che a marzo aveva presentato un'altra mozione che invitava il sindaco Sala a prendere una «posizione esplicita di condanna della mercificazione della maternità», oltre che a esprimere un parere negativo sulla fiera, versione italiana di quelle di Parigi, Berlino, Monaco e Colonia. Perché «una fiera è l'anticamera dell'illecito, il volano di relazioni commerciali e conoscenze tra aziende e possibili clienti. Mettendo in contatti possibili utenti, in un mondo globalizzato, vuol dire che stai già creando il presupposto di un reato».
La consigliera Pd, Alice Arienta, che insieme ad altri tre dem aveva votato a favore della prima mozione leghista, si dice «dispiaciuta che il tema sia così polarizzato», perché «non va banalizzato o criminalizzato il desiderio di avere dei figli, ma nemmeno strumentalizzato per meri scopi commerciali. Con questi percorsi si crea un problema di business, con l'oggetto della compravendita che diventa l'essere umano». Piuttosto «sarebbe bello che venissero supportate le famiglie che vogliono intraprendere la strada dell'adozione e dell'affido». Per un altro Pd come Rosario Pantaleo, «è un bene che sia stata rinviata la fiera, il corpo non è merce. Ma bisogna fare una riflessione più ampia sul tema che non intervenga solo nel momento in cui c'è un evento del genere». Ci sono argomenti «che non sono né di destra né di sinistra. Bisogna studiare bene cosa sia l'etica all'interno di valori condivisi di una società adulta. Su questo serve prendere posizione».
La stessa che avrebbe voluto da Sala il consigliere di Fi Marco Bestetti, dato che spesso «si è espresso in maniera diretta su questioni molto più divisive, ma non su questa che non dovrebbe dividere. Al solito dà un colpo al cerchio e uno alla botte, ma la verità è che il Comune non ha indirizzato la città come ha fatto con altre materie». E comunque, «appena arrivano in aula tematiche sulle quali il sindaco non si può schierare, emergono le contraddizioni nel centrosinistra. La maggioranza sta in piedi solo quando Sala impone una linea».
L'ex candidato del centrodestra Luca Bernardo, ripropone invece «un convengo a Palazzo Marino, coinvolgendo esperti, istituzioni politiche, sanitarie e i professionisti della procreazione medicalmente assistita», regolata sempre dalla legge 40, «per mettere al tavolo chi è favore e chi è contro, al di là dei motivi giuridici».
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