Non si ferma la campagna vaccinale nella nostra regione che, dopo avere raggiunto il giorno di Natale il traguardo di 3 milioni di terze dosi, ieri ha superato il tetto di 19 milioni di iniezioni. Nel frattempo aumenta l'occupazione dei posti letto in area medica (1.439) pari al 14 per cento contro il 13,68 per cento della Vigilia. Più sensibile l'aumento del tasso di occupazione delle terapie intensive (178) che il giorno di Natale ha raggiunto l'11,63 per cento contro il 10,98 per cento del 24 dicembre. Aumentano anche i nuovi positivi arrivati a 4.581 (118.368 le persone in isolamento domiciliare) su 34.639 tamponi effettuati, che portano il tasso di positività al 13,2 per cento e l'incidenza di nuovi positivi su 100mila abitanti a 721.
Eppure il picco della quarta ondata non è ancora stato raggiunto: secondo le previsioni del direttore sanitario dell'istituto ortopedico Galeazzi e membro del Cts lombardo Fabrizio Pregliasco «gli spostamenti, i baci, gli abbracci e la riapertura delle scuole il 10 gennaio faranno sentire i loro effetti con il picco probabilmente attorno al 15-20 gennaio. Potremmo arrivare, come in altre nazioni, a circa 100mila casi al giorno di positivi».
Oggi intanto, si apriranno le prenotazioni della terza dose per i 170.21 16 e 17enni lombardi. Secondo i dati diffusi dalla Regione tra gli over 90 già il 74 per cento è coperto da terza dose, l'84 per cento tra gli ottantenni, percentuale che scende al 63 tra i settantenni e al 62 tra i sessantenni. Solo la metà (54 per cento) dei cinquantenni ha ricevuto la dose booster, il 42 per cento dei quarantenni.
Anche Maria Rita Gismondo, direttore della Microbiologia e diagnostica bioemergenze dell'Ospedale Sacco invita a sottoporsi alla terza dose: «C'è una fetta della popolazione che crede di essere protetta anche se ha fatto la seconda dose oltre sei mesi fa, ma l'Iss ormai certifica che dopo 150 giorni si è scoperti. È bene quindi correre ai ripari». Il vaccino come roccaforte per arginare l'aumento dei contagi, che sta crescendo vertiginosamente, con una media di 2000 test molecolari processati in media al giorno solo al laboratorio del Sacco, e che sta generando una sorta di «psicosi collettiva». «Avverto un clima di isteria generale: si fanno tamponi anche per partecipare alle cene anche se non si ha avuto nessun contatto sospetto, si rinuncia a riunioni famigliari per paura di incontrare un possibile positivo. Capisco chi ha paura - continua Gismondo - ma ormai possiamo dire che nel 99 per cento di casi chi è positivo è asintomatico o manifesta una lieve sindrome influenzale perchè Omicron è molto meno patogena della variante Delta».
Che fare dunque? «Serve un cambio di mentalità: dovremmo fare come in Sudafrica dove non si fanno più tamponi e si è aperto tutto». Qui invece «la psicosi collettiva ha portato a disdette di cene e prenotazioni di vacanze con enormi danni per la nostra economia- osserva Gismondo -. Così preoccupa la tenuta psicologica della popolazione».
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