Viviana Persiani
«Scrivo poesie offrendo una risposta nobile e gentile alla barbarie e alla volgarità della nostra civiltà».
L'animo di Valerio Mello, agrigentino di nascita, plasmato geneticamente dalla cultura greco-romana, dalla quale coglie continuamente spunti e slanci di arte e di bellezza, rende omaggio, attraverso i suoi versi, a tutto ciò che lo circonda, elevandolo a un piano di magnificenza e di straordinarietà.
«Per me la poesia è una missione e, attraverso questo linguaggio, rielaboro la natura che mi circonda, offrendole il dono della parola. La poesia rappresenta le basi di una civiltà e le mie origini mi accompagnano a guardare tutto con gli occhi del poeta».
Oscar Wilde diceva che la tradizione è la più grande innovazione: «Concordando col pensiero dello scrittore irlandese, ho sviluppato e coltivato la mia essenza da artista studiando, riflettendo e rielaborando la mia realtà. La poesia non è antiquata, né obsoleta, ma è eterna e universale: senza luogo né spazio, rappresenta la risposta alle banalità e alla superficialità».
La poesia non è un linguaggio per tutti: «La mia poesia è profondità e mi rendo conto che piango per pochi».
La poetica di Valerio Mello è intrisa di quotidianità, ma anche del mistero della vita: «Mi faccio affascinare da tutto ciò che non ha la parola e riesco a dare voce a una pietra che è stata scalfita dalla pioggia, erosa dal vento e calpestata dai passi di soldati, dal rudere di un tempio che ha assistito alla storia, ha partecipato alle battaglie, ha ascoltato le congiure e le preghiere di chi invocava l'intervento degli dei. La poesia unisce gli uomini e fa vivere le cose inanimate. E regala l'anima e una coscienza anche a chi sembra non averla più o a chi, apparentemente, non l'hai mai avuta. Io mi innamoro di tutto ciò che vedo, sia animato come un insetto, un ragno, un fiore, sia inanimato come un sasso».
È difficile per un artista così intimo e sensibile trovare la giusta dimensione in un mondo come il nostro. L'indagine di Mello sull'esistenza umana prosegue attraverso i riferimenti al mondo dei miti, gli eterni miti: «Amo la religione greca e vedo le divinità: mi appassiona Apollo, il Dio del Sole. Il mito è tutto ciò che appartiene al mio passato e alle mie origini: mi ricordo quando mi affacciavo dalla finestra di casa dei miei genitori ad Agrigento e si vedeva la Valle dei Templi, il mare in lontananza: il mito è nel mio cuore e nei miei occhi». Che cosa si cela dietro la vita? «Il mondo contemporaneo è difficile da vivere e da comprendere. Le persone sono poco attente alla sensibilità, sono molto frivole e superficiali, non si soffermano a riflettere sulle dinamiche della vita. Io mi voglio differenziare cogliendo al volo gli aspetti migliori, ma anche i più discreti della nostra esistenza».
Il fascino e il romanticismo delle origine greco-romane di Mello hanno dovuto fare i conti, a un certo punto, con la realtà contemporanea.
Cantore di vita, di natura, di bellezza gustosamente classicheggiante, Mello ha lasciato la sua roccaforte agrigentina per proporsi alla città dei tram, scandita da quei ritmi vorticosi e frenetici che i suoi amici tanto criticavano, ma dove non è stato difficile intravedere nuove fonti di ispirazione.«Da otto anni vivo a Milano. Adoro questa città; del resto, come fai a non amarla? Anche qui, ogni cosa è ricca di spiritualità e racconta di sé attraverso il proprio linguaggio».
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