VERSO LE AMMINISTRATIVE

Una «poltrona che non si prenota». Durissima la replica del vicesindaco Riccardo De Corato che dopo quattordici anni di onorato servizio non ne vuol sapere di liberare l’ufficio al piano nobile di Palazzo Marino. Nemmeno dopo l’uscita del premier Silvio Berlusconi che domenica, intervistato dal Tg3, ha aperto all’ipotesi di un vice del Carroccio. «Se la Lega lo chiederà - le sue parole - non credo ci siano problemi perché la Moratti accetti». Ed è la prima volta che fa una simile concessione a Umberto Bossi. Un alleato fedele prima a Roma che a Milano con cui stringere un ulteriore patto di ferro, ma anche la testimonianza di come il centrodestra, sondaggi alla mano, dia per scontata la vittoria. A differenza dell’armata brancaleone che a sinistra appoggia l’avvocato ultrarosso Giuliano Pisapia senza troppa convinzione. Anzi, considerando già come un successo la semplice sconfitta onorevole. Con i pezzi grossi del Pd cittadino più coperti che allineati. E magari pronti a scalare qualche posizione di potere una volta che gli attuali vertici avranno incassato la sonora batosta. Abbattuti più che dal centrodestra, dal fuoco amico di vendoliani, dipietristi e grillini.
De Corato, invece, punta al solito boom di preferenze. «In democrazia bisogna sempre vedere il responso delle urne - replica - Lo stesso Berlusconi ha sottolineato che devono essere i risultati a permettere alla Lega di avanzare questa richiesta. Da parte mia non c’è alcuna ossessione e nessun posto pre-occupato. Sono pronto a svolgere qualunque incarico. Dal 1980 sono abituato a chiedere il consenso dei milanesi. Prassi che dovrebbe valere per tutti». L’apertura di Berlusconi? «È significativa - ha spiegato ieri la Moratti - Anche se prima dobbiamo pensare a vincere». Per il governatore Roberto Formigoni «è ben possibile che, in caso di vittoria, il vicesindaco sia della Lega, ma gli assetti verranno decisi dopo le elezioni in base all'apporto delle varie componenti della coalizione». Anche se Formigoni da politico esperto sa bene quanto, prima di un eventuale secondo turno, sarebbe importante se non addirittura indispensabile dare un segnale ben chiaro al popolo della Lega. Che, come ha ricordato anche l’altro giorno Massimo Cacciari, a Vicenza disertò in massa le urne al ballottaggio, consegnando il Comune al centrosinistra.
Ecco perché anche Bossi comincia a dare al papabile un identikit sempre più somigliante al volto di Matteo Salvini che sembra aver avuto la meglio sulle ipotesi di Davide Boni, Renzo Bossi o addirittura Rosi Mauro sponsorizzati dal «cerchio magico» dei fedelissimi del senatùr. Mentre l’attuale capogruppo godrebbe soprattutto dell’appoggio del ministro Roberto Maroni e del segretario Giancarlo Giorgetti. Ma anche dell’evidente simpatia di Bossi («Salvini è un bravo ragazzo che ogni tanto ha fatto qualche alzata di genio, però sono cose che si fanno di solito da giovani e poi si diventa mediatore, come la mia storia dimostra»). E allora i tentennamenti sarebbero unicamente legati alla tattica. Come a dire alla Moratti «scegli tu», ben sapendo che lei preferisce Salvini, e chiedendo in cambio assessorati pesanti.

Con qualcuno che, per portare tutti i leghisti al voto, addirittura ipotizza un ticket elettorale col nome del vicesindaco annunciato dalla Moratti prima del ballottaggio. E l’accelerazione di domenica firmata Berlusconi potrebbe andare proprio in questa direzione.

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