"Quel viaggio musicale di Gaber-Luporini sulle paure del mondo"

David Riondino riporta in scena «Lo Stallo» scritto dall'amico in ricordo del Signor G

"Quel viaggio musicale  di Gaber-Luporini sulle paure  del mondo"

«Sandro Luporini è vivo e lotta insieme a noi», dice David Riondino, ricalcando un celebre slogan, utilizzato di solito per richiamare in scena chi vivo non è più. «Luporini è vivissimo, viaggia verso i 90 anni, ce ne fossero di giovani come lui». Di Luporini, per lunghi anni coautore e amico di Giorgio Gaber, Riondino mette in scena, assieme alla sorella Chiara, Lo stallo.

Spettacolo che fa tappa al Teatro Strehler domani, alle 20.30, nell'ambito della dodicesima edizione del benemerito festival Milano per Gaber, prodotto dalla Fondazione Gaber e organizzato con il Piccolo di Milano, il sostegno della Siae e in collaborazione con Regione Lombardia e Comune di Milano. Sponsor istituzionali che sanno bene quanto Gaber sia stato un nome importante, per Milano, e per tutta l'Italia. Un nome che va omaggiato, rivisitato, discusso, cantato. Come hanno fatto alla rassegna milanese due ospiti eccellenti: Paolo Conte e Cesare Cremonini, e faranno Elio e Ricky Gianco, il 6 maggio. D'altronde, quest'anno Gaber avrebbe festeggiato 80 primavere, se la morte non lo avesse rapito sessantenne nel 2003.

«Per tutti noi Gaber è stato un riferimento. Le sue canzoni stavano dalla parte del dubbio e il sodalizio con Luporini, artista ed ex giocatore di basket, ha fatto nascere cose bellissime, nei dischi e in teatro. Il nostro spettacolo, io ne curo anche la regia, è un'alternanza di monologhi e canzoni. Luporini lo ha scritto anni dopo la morte di Gaber, e il titolo scacchistico dice molto sul significato del suo testo», argomenta Riondino. In effetti, Lo stallo - oltre a ricordare il Cavaliere che gioca a scacchi con la Morte nel Settimo sigillo di Ingmar Bergman - rimanda a una sorta di blocco decisionale che spesso porta l'essere umano, travolto dagli eventi dell'attualità, a non sapere che pesci prendere. Chi vuole vederci più di un riferimento a ciò che sta accadendo in Italia, è libero di farlo. Riondino ciò che deve dire lo dice in scena, con la sua collaudata abilità nel ricamare su figure del nostro tempo, con ironia e profondo sentire. «Ma sono felice soprattutto per mia sorella Chiara, che di primo mestiere fa l'insegnante di lettere. Nello spettacolo che stiamo portando in giro, e ha debuttato l'anno scorso a Torre del Lago e Lucca, nella Toscana che il milanese Gaber aveva eletto come seconda patria, Chiara canta che è una meraviglia. La sua voce è perfetta per queste canzoni e i critici se ne sono accorti».

Con i Riondino, c'è il gruppo musicale dei Khorakhanè, che ha composto le musiche di otto brani, e il polistrumentista Luca Ravagni, già musicista per Giorgio Gaber. «Mettiamo in scena un Gaber ma senza Gaber», sottolinea Riondino.

«Non interpretiamo sue canzoni, ma le nevrosi e i temi esistenziali del testo di Luporini sono gli stessi del Signor G. Far finta di essere Gaber non mi garba, ma rispettarne l'insegnamento, attraverso il teatro-canzone, e il testo del grande Luporini, questo sì».

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