Cronaca locale

Vigili, una task force per scoprire chi vive nelle case degli abusivi

Accertamenti residenziali porterebbero alla luce case subaffittate a potenziali attentatori

Paola Fucilieri

Keep calm and carry on? In una città, dopo i fatti di Barcellona, sempre più in preda al timore di un imminente attacco terroristico, ormai non funzionano più paroloni, motti e tanto meno slogan, come appunto quello, famigerato, utilizzato dalla propaganda bellica britannica durante la seconda guerra mondiale, «State calmi e andate avanti». Quindi, anche continuare a parlare di «ulteriore rafforzamento» delle misure di sicurezza o di nuove barriere di cemento in zone a rischio più o meno nuove non giova o comunque risulta inefficace al fine di alzare la ben nota percezione di sicurezza dei milanesi.

Comunicati e dichiarazioni ufficiali a parte, nessuno, in particolare tra gli addetti ai lavori, s'illude che bastino un maggior numero di new jersey a fermare i «lupi solitari» o le muslim gangs qualora decidessero di sferrare un attacco sotto la Madonnina.

Dalle retrovie dei comitati per l'ordine e la sicurezza emerge che spetterà alla polizia locale occuparsi di uno dei compiti più importanti di questo preciso momento storico. Si sa infatti che i terroristi - perlopiù ragazzi senza alcun tipo di preparazione ideologica, esaltati da video postati su siti specifici e in cerca di un riscatto sociale in un mondo che li emargina -, si muovono in giro per l'Europa godendo dell'ospitalità gratuita e compiacente di altri «fratelli» islamici che già abitano e risiedono stabilmente in una determinata località.

Quindi saranno i vigili - deputati ad accertamenti di pratiche allo scopo di verificare dall'anagrafe l'effettiva residenza dei cittadini nel luogo in cui hanno presentato richiesta negli uffici comunali - a portare allo scoperto eventuali appartamenti locati o sublocati dove potrebbero vivere momentaneamente come «fantasmi» soggetti con pedigree da estremisti islamici.

Uno dei problemi più grandi della nostra città consiste nel non conoscere l'identità di chi realmente abita nelle case popolari. Case che, con grande facilità, possono trasformarsi in anonimi covi terroristici grazie a una vera e propria multinazionale dell'immigrazione clandestina in grado anche di procurare ai propri «soldati» i documenti (falsi) necessari per restare in Italia e poi potersi muovere liberamente nell'Unione Europea. Ricordiamoci che anche Mohamed Game, l'attentatore libico della caserma Perrucchetti nell'ottobre 2009 e capostipite maldestro degli attuali attentatori islamisti, occupava abusivamente un'abitazione Aler in via Civitali 30, a San Siro.

Oltre a questo Milano (e anche Roma) attende che le vengano destinate maggiori risorse per migliorare e adeguare i sistemi informatici delle forze dell'ordine e combattere in maniera più adeguata il proselitismo sul web. Un indottrinamento di comprensibilissimo successo se si ha l'opportunità di guardare uno dei fascinosi video nei quali si spingono potenziali giovani martiri a morire in nome di Allah.

Diventando «qualcuno» in questo mondo globalizzato e indifferente, ma anche arricchendo la propria famiglia a cui, dopo il loro sacrificio, viene destinato parecchio denaro.

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