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Una vita a correre e nuotare «E a 70 anni farò un ironman»

Giorgio Alemanni, milanese doc, è uno dei primi triatleti italiani Trent'anni di gare, incontri e personaggi. E oggi ancora si alllena

«Non sono uno scrittore, ma ho messo insieme trent'anni di passione e così è nato questo libro che racconta un pezzo di storia del triathlon e anche un bel pezzo della mia vita...». Giorgio Alemanni, milanese doc della Bovisa, è un meccanico oggi in pensione. Ma non passa il suo tempo davanti all tv o a portare il cane ai giardinetti. I suoi amici del Road runner's club di Milano ( un'istituzione in città) lo chiamano «Il grigio», probabilmente perchè ha i capelli bianchi. Ma è l'unico segno che tradisce la sua età. Alemanni è la prova vivente che lo sport fa bene davvero: al cuore, alla mente, al fisico. E infatti quest'anno compie settant'anni ma ne dimostra almeno venti in meno. Trent'anni fa fu uno dei primi audaci a tuffarsi nel mare di Ostia per la prima gara di triathlon italiana e da allora non ha più smesso. Nuotare, pedalare e correre è diventata la sua filosofia di vita perchè è chiaro che non si tratta solo di quello. «Sono cresciuto a pane e sport- racconta- Una passione che mi ha trasmesso mio padre e che io ho passato ai miei due figli Astrid e Alessandro. Anche se in verità quando ero giovane non avevo molta voglia di far fatica. Forse ne facevo troppa in officina..». Così, come tutti i ragazzi Alemanni gioca po' a calcio, un po' di tennis, qualche corsetta poi a quarant'anni scatta la scintilla e scopre il triathlon. A Ostia si corre la prima gara italiana, la prima sfida vera di quello sport da «pazzi» che dieci anni prima era nato in America e che sembra «roba» da superman o forse da marines. «Allora forse un po' sì- ricorda Alemanni- Cosa fosse il triathlon lo avevamo letto solo su qualche rivista, così eravamo tutti un po'curiosi di provare dal vivo. In verità non è uno sport da superman ma alla portata di tutti e permette di conoscersi, di capire meglio i propri limiti, le proprie sfide». E così un po' nelle acque del Naviglio, d'estate all'Idroscalo e sulla Montagnetta di San Siro a correre e pedalare Alemanni comincia ad allenarsi per le gare che poi lo portano anche in giro per il mondo. E ci prende gusto tant'è che conquista ben 21 titoli italiani e per ben sei volte sale sul podio dei campionati mondiali riservati alla sua categoria . «Sì, quando lavoravo mi allenavo nei ritagli di tempo- racconta- Avevo un gruppo di amici ma poi come spesso capita diventa difficile coordinarsi, così sono sempre stato un solitario anche perchè poi comunque quando fai questo sport soprattutto sulle distanze più lunghe sei solo con te stesso». Però anche se cis ia llena e si corre da soli, trent'anni di triathlon sono un bel patrimonio di ricordi. Sono amicizia, sfide, posti sperduti nel mondo che ti restano impressi nella mente. «Sì tutto vero- racconta- Così tre anni fa mi sono detto che forse era arrivato il momento di mettere tutto insieme. Con grande difficoltà mi sono messo a scrivere, perchè non è il mio mestiere». Pagina dopo pagina è nato «Trent'anni di Triathlon» un bel libro di 235 pagine zeppo di racconti, personaggi, storie. «All'inzio pensavo solo a una raccolta di ricordi da condividere con gli amici- spiega Alemanni- Poi notte dopo notte mentre scrivevo mi tornavano alla mente episodi, classifiche, vecchi articoli ingialliti e devo ammettere che rimettere tutto insieme è stato il moneto più bello.» Oggi Alemanni corre ancora. Con più ponderazione, con più saggezza, con più tranquillità ma continuando a pensare in grande. E cioè all'Ironman, la distanza più lunga del triathlon: 4 chilometri di nuoto in mare, 180 in bicicletta e alla fine 42 chilometri di corsa.

«Ne ho già fatti diversi- racconta- e non è detto che non ci riprovi. Certo ci vuole tanta pazienza. Questo è uno sport dove non si improvvisa nulla, soprattutto alla mia età». Settant'anni che sembrano 50, forse perchè 30 sono di triathlon...

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