Vuole essere più occidentale Calci e pugni dal compagno

La donna è stata picchiata davanti alla figlia di due anni L'aggressore ha provato a giustifiarsi: ora è a San Vittore

La violenza domestica cambia colore. Il sangue delle donne tra le pareti casalinghe è un sangue vecchio quanto il mondo tanto che un tempo non faceva notizia, ora invece lo fa doppiamente, da quando la ragione per cui la donna viene picchiata dall'uomo è: ti proibisco di vivere all'occidentale. Non è la prima volta che per questo motivo un'africana subisce le botte del marito o del convivente, come è accaduto l'altra notte a Corsico dove una marocchina di 35 anni è stata presa a pugni e calci dal compagno egiziano di 33 perché la signora desiderava condurre un modo di vivere più libero, non consono all'uso e costume della terra d'origine.

La lite ha assunto toni tanto drammatici da richiedere l'intervento delle forze dell'ordine, che al centro della scena cruenta hanno trovato purtroppo una bimba di due anni in singhiozzi e lacrime per aver assistito al pestaggio della madre, evento che nei piccoli causa traumi cocenti. Il magazziniere egiziano si è scusato per l'accaduto, dicendo che non si era reso conto della forza assunta durante l'alterco, ma è stato portato a San Vittore per maltrattamenti. Alla donna col viso tumefatto e le ossa del naso rotte sono stati dati trenta giorni di prognosi.

Da cinque anni la convivenza si protraeva in modo difficile perché lei voleva una vita più consona allo stile delle donne milanesi. Che possano essere le donne a dare un colpo di grazia alla differenza di mentalità tra l'occidente e l'Africa è un'ipotesi che si sta facendo avanti. Perché una giovane, inserita in un contesto di libertà, dovrebbe continuare ad essere succube di regole che non ritrova quando esce di casa per fare la spesa o portare la bimba all'asilo?

Le migranti non sono come i migranti, sarebbe ora di dirlo. Un altro episodio si è verificato a Vigevano, in provincia di Pavia, il 9 aprile scorso. Galeotta è stata la televisione. «Non dovete guardare in tv i programmi degli infedeli». Un'onta blasfema per un operaio marocchino di 54 anni che obbligava la moglie, connazionale quarantacinquenne, e le tre figlie, di 20, 14 e 13 anni, a non assistere a trasmissioni contrarie ai canoni imposti dalla loro tradizione. La donna ha sopporatato per anni le violenze del marito, perpetrate su di lei e sulle figlie, finché dopo l'ennesimo, barbaro episodio ad aprile lo ha denunciato. Causa di litigi era anche la figlia ventenne che voleva tenere una condotta di vita simile ai suoi coetanei occidentali, desiderando andare in discoteca. Le quattro donne sono state portate in una struttura protetta, mentre i carabinieri hanno richiesto all'autorità giudiziaria un provvedimento d'allontanamento dell'uomo dalle pareti domestiche, recinto di oscurità che devono finire.

Sono casi che fanno pensare e che soprattutto si ripetono tra coniugi quanto tra padri e figlie, perché l'uomo è più conservatore e più ubbidiente alle leggi patriarcali. La violenza domestica che cambia colore, e la donna che la denuncia, è il segno di un'evoluzione nello stile di vita degli immigrati.

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