Luca Testoni
Vent'anni dopo esatti dall'uscita di «Ok Computer», a detta di molti l'ultimo grande capolavoro della musica rock del Novecento (per celebrare l'evento, la band originaria di Oxford ne farà uscire una versione deluxe e rimasterizzata dal titolo Oknotok 1997 2017 il 23 giugno e una serie di artisti italiani, da Niccolò Fabi ai Marlene Kuntz, renderanno disponibile già da domani sul sito kingkong.rai.it una personalissima rilettura di quel disco), i Radiohead non hanno perso nemmeno un briciolo della propria credibilità.
Rincorsi da un successo planetario vissuto sempre con apparente, calcolato distacco, ancora oggi, Thome Yorke, l'ormai 48enne anomalo capo-banda, & C. costituiscono una felice eccezione etica nel panorama del rock contemporaneo.
Sono proprio loro le star indiscusse di «I-Days 2017», la «quattro giorni» in programma da quest'oggi (e fino a domenica) nella spianata verde del Parco di Monza, più o meno la stessa dove ha celebrato messa papa Francesco nell'aprile scorso.
In realtà, nell'attesissimo show in programma domani sera (ci saranno più di 60 mila spettatori e misure di sicurezze fuori del comune per scongiurare rischio attentati, ndr), l'ossatura del concerto dei Radiohead sarà essenzialmente basato sull'ultimo album di inediti, «A Moon Shaped Pool», un lavoro caratterizzato da canzoni intimiste e cupe, con poche chitarre elettriche e diversi passaggi che sembrano usciti da una colonna sonora anziché da un disco pop rock. Perché sorprendersi? Jonny Greenwood, il chitarrista e principale arrangiatore della band, in questi anni ha scritto le musiche per diversi film.
Stasera (prima di loro, tra gli altri, anche Tre allegri Ragazzi Morti e Rancid), la «Woodstock» in salsa brianzola (raggiungibile da Milano in treno con Trenord oppure in macchina, anche se infuria la polemica sul costo esagerato dei parcheggi auto, ndr) partirà alla grande ospitando i Green Day, l'altro grandissimo nome internazionale in cartellone.
Ormai prossimo a celebrare i primi 30 anni di carriera, ripercorsi nelle due ore e mezza di scaletta, il trio californiano capitanato dall'eterno ribelle Billie Joe Armstrong ha lasciato un segno indelebile con un album (del 1994), «Dookie», diventato il loro manifesto, riportando la musica e l'estetica punk - sebbene mediata dalla melodia e da un approccio spesso scanzonato -, in cima alle classifiche.
A proposito di classifiche, sono abituati da tempo ai piani altri, anche gli altri due headliner del festival all'ombra del celebre autodromo: gli organizzatori di «I-Days» hanno infatti ingaggiato i
californiani Linkin Park (di scena sabato sera coi redivivi Blink 182), da sempre sospesi tra rock, melodia e hip hop; e la 23enne popstar canadese Justin Bieber (concerto domenica sera; prima di lui i rocker britannici Bastille).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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