Zhang Xian e Beethoven Inno alla gioia per il 2016

Il maestro cinese dirige la Verdi nel concerto di fine anno Da domani quattro appuntamenti, ultima replica l'1 gennaio

Simone FinottiOrmai è una tradizione. Anche la Nona di Capodanno in largo Mahler si è ritagliata il suo posto nell'identità culturale milanese: per la diciassettesima volta di fila la Verdi invita la città a brindare all'anno che incomincia sulle note di «An die Freude», l'Inno alla gioia su testo di Schiller che chiude l'ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven. Gli appuntamenti, in tutto quattro, iniziano domani, per proseguire dopodomani e la sera di San Silvestro (sempre alle 20). Ultima replica il 1° gennaio, però alle 16.Quest'anno, poi, c'è un motivo in più per un tributo a Beethoven, visto che il 17 dicembre sono scoccati i 245 anni esatti dalla sua nascita, avvenuta a Bonn nel 1770. Tanto che anche la Scala ha dedicato l'intero concerto di Natale al genio tedesco, con Franz Welser-Möst a dirigere l'ouverture Leonore III e la Messa in do maggiore. A proposito di direttori, dopo la parentesi dello scorso anno con Oleg Caetani, sul podio della Verdi in versione «Corale» torna il direttore musicale Zhang Xian, al suo settimo anno a Milano, fresca di nomina alla New Jersey Symphony Orchestra, storica formazione Usa fondata dal compositore Philips James nel pieno degli anni ruggenti.Sul palco dell'Auditorium, naturalmente, anche il coro diretto da Erina Gambarini. Solisti Sabina von Walther (soprano), Sonia Prina (contralto), Dominik Wortig (tenore), Sebastian Holecek (basso). Una sinfonia, la «Corale», che esordì a Vienna dopo 10 anni di silenzio sinfonico del compositore (la rapida Ottava era stata accolta maluccio). E che piacque moltissimo fin da subito, anche se, o forse proprio perché, lo scarmigliato e scontroso musicista - ormai completamente sordo - volle aggiungerci le voci umane: cosa inaudita nel 1824! Da allora, le note e le parole della Nona sono state sempre più amate, vuoi per la portata rivoluzionaria dell'innovazione musicale, vuoi per il portato ideologico e la forza morale di un messaggio che, in piena Restaurazione e mentre l'Europa era già attraversata dai primi moti patriottici, inneggiava alla gioia e alla fratellanza.«Lieti, come i suoi astri volano/ attraverso la volta splendida del cielo,/ percorrete, fratelli, la vostra strada,/ gioiosi, come un eroe verso la vittoria». Nel Novecento, con l'avvento del disco e dei concerti-evento, la Nona non è più uscita dai programmi delle orchestre più famose al mondo.Da Toscanini a Klemperer, da Furtwängler a Karajan, da Szell a Bernstein, da Mengelberg a Walter, da Kubelik a Abbado, a Berlino, Vienna, Londra, Amsterdam, Philadelphia, New York. Senza contare le restituzioni filologiche: Harnoncourt, Gardiner, Brüggen. E le trascrizioni pianistiche, come quella di Franz Liszt, che ascolteremo proprio all'Auditorium il 4 febbraio, nell'interpretazione di Maurizio Baglini.

La lista dei mostri sacri che si sono misurati a ogni latitudine con questa pietra miliare mette i brividi. Esecuzioni immortali, ma in fondo ogni Nona fa storia a sé, perché la grande musica vive di momenti irripetibili. Che subito dopo diventano tasselli di storia, e alimentano le belle tradizioni.

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