Miliardari: tutti i litigi del condominio vip

Da Bono a Spielberg, da Demi Moore a Bruce Willis vivono tutti nello stesso palazzo e sono in disaccordo su ogni cosa: l’ultimo scontro sul fumo dei caminetti

Miliardari: tutti i litigi del condominio vip

Per godersi la commedia bisogna chiedere il permesso al portiere. Non si entra al San Remo building. Non si entra perché gli inquilini non hanno piacere: attori, registi, produttori, politici. La gente giusta nel posto giusto. Prezzo minimo per un bilocale tre milioni di euro. Poi a salire, fino ai 24 milioni. Non si entra, perché è fatto apposta: a New York è uno dei grattacieli più riservati, dove si vive tranquilli perché il doorman in realtà è un buttafuori e i vicini sono così famosi che non hanno bisogno di spiare gli altri.
Questo è il Paradiso. Qui Central Park si tocca con le mani, l’attico di Rupert Murdoch è giusto dall’altra parte degli alberi. Lui ci farebbe un film su questa storia: troppo bella, troppo forte, troppo vera. Perché sotto al San Remo, in uno scantinato accanto alla portineria, hanno appena finito di votare. Per alzata di mano, perché le regole sono uguali a quelle delle case popolari. Si sono scannati. L’aria condizionata: forte, bassa, no alta, malfunzionante, senti che afa, non si respira. Le sigarette: nella città no smoking, volete forse farvi una boccata nelle vostre case da vip? I caminetti: qui passa il fumo, c’è cattivo odore, si rovinano i muri, ho i bimbi con l’asma. Al San Remo non si entra, fanno l’identikit prima che si possa immaginare di comprare un appartamento, Steven Spielberg ha aspettato sei mesi il lasciapassare, Madonna è stata respinta, Demi Moore ha dovuto farsi raccomandare dall’ex marito Bruce Willis. Però si litiga lo stesso, si alza la voce, non ci si saluta più nell’ascensore. È così: i miliardari vogliono la privacy, si blindano in casa, s’arrampicano sugli attici per evitare d’essere sorpresi da un fan o da un paparazzo, ma sono vicini come gli altri. Come tutti. Bono Vox, il leader degli U2, quattro anni fa ha comprato da Steve Jobs un appartamento. Quattordici milioni e mezzo per un’abitazione nella quale il signore della Apple non aveva mai messo piede. Bono ha scelto di viverci con la moglie Ali e i due figli.
Ora è lui il centro. La battaglia è sua, che prima s’è visto imputato perché fumava in casa e perché ogni tanto i figli facevano semplicemente i bambini. Adesso si toglie lo sfizio: nell’ultima assemblea non c’era, ma aveva un portavoce che ha portato avanti la battaglia. Il New York Times ha saputo tutto e s’è divertito: la rockstar ce l’ha con gli inquilini che hanno i caminetti. Il fumo passa attraverso le non più giovani canne fumarie del palazzo finisce per infiltrarsi nell’appartamento dell’ultimo piano, quello degli Hewson. E dato che il più piccolo dei quattro figli di Bono ha problemi di asma, il cantante ha fatto mozione all’assemblea condominiale. Con lui il presentatore tv anni Sessanta Mitch Miller: «Se qualcuno vuole usare il caminetto in casa, allora se ne vada a vivere in campagna». Contro una mezza dozzina di inquilini: «Gli Hewson si lamentano solo perché hanno visto il fumo uscire dal camino, e non perché abbiano prove evidenti che quel fumo è dannoso».
Tutti un po’ nervosi al San Remo, compresi Steven Spielberg e Steve Martin, accusati a ripetizione di essere così celebri da diventare un fastidio per il condominio. Poi c’è la questione dell’aria condizionata ancora aperta. Qui il paladino è Miller e l’accusato è Andrew Tobias, tesoriere del partito democratico. Troppo caloroso.

Ha reagito in malomodo, ha chiamato gli avvocati, poi ha accettato di abbassare il condizionamento. Gliel’hanno consigliato: nel 2004 il San Remo Building fu il palazzo che diede più soldi ai democratici per le presidenziali. Ora siamo di nuovo in campagna elettorale.

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