Lei aveva sputato sui suoi soldi ed era fuggita con un pugile iracheno. Lui, pur di vendicare quel tradimento, non ha esitato a promettere due milioni di dollari al sicario incaricato di trucidarla. Il giallo dellestate di Dubai, il thriller che ha tenuto sulle spine lintero Medioriente non ha più misteri. Il responsabile della morte di Suzanne Tamim, la bellissima cantante libanese trucidata a fine luglio in un appartamento dellemirato, ha un volto ed è un nome eccellente. Lui si chiama Hashim Taalat Mustafa ed è un esponente di spicco della politica e del mondo degli affari egiziani. Chi lo conosce lo descrive come un imprenditore assai vicino ai Mubarak, un parlamentare ricco ed agiato eletto nelle file del partito di governo ed inserito in quel clan di affari e potere che circonda lanziano faraone Hosni e il figlio Gamal, erede designato alla successione. Non a caso un settimanale egiziano che qualche giorno fa aveva tentato di anticipare la storia era stato ritirato dalle edicole e distrutto per ordine della magistratura egiziana. Ma ora il pasticcio «brutto» di Dubai, la tragedia di quella fanciulla bellissima e maledetta sgozzata e sfigurata non ha più lati oscuri. La procura egiziana ha già reso ufficiale lincriminazione di un ex ufficiale di polizia responsabile materiale dellassassinio e del presidente del Talaat Moustafa Group, una delle più grandi compagnie di costruzioni egiziane conosciuta - tra laltro - per la costruzione del Four Season Hotel di Sharm el Sheik.
Il movente di quel delitto passionale è in verità financo banale.
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