Milito, il condor insegue pure Maradona

Per el Principe nove reti nelle prime 11 giornate: nonostante questo, il nuovo ct dell'Argentina non l'ha convocato 

Milito, il condor 
insegue pure Maradona

Il soprannome «el Principe» è impegnativo, ma forse riduttivo. Calcisticamente abbiamo conosciuto qualche golden boy e un Pibe, un O’Rey e tanti piccoli re, Rombo di Tuono e Saeta rubia (Di Stefano), la fantasia si è sbizzarrita. Ma un Principe racchiude eleganza e quel pizzico di disincanto. Invece Diego Milito è un condor, un razziatore: elegante certo, ma il tipico esemplare del fatti più in là (in area). Genova se lo coccola. Quello ringrazia a suon di gol, una tripletta domenica, cinque gol nelle prime cinque partite. Quando è arrivato sono andati ad attenderlo in piena notte, sapevano cosa li aspettava. Era stato straripante in quell’anno e mezzo di serie B: 33 reti in 59 partite.

Ed oggi Milito è un centravanti, il principe, questo sì, dei goleador, cercato da tutti tranne che da Maradona. El Pibe se n’è dimenticato scrivendo i nomi delle sue prime convocazioni da ct. Ma ha già promesso che verrà il momento. Segnare 9 reti in 11 partite nel Genoa, e nel campionato italiano, dovrebbero essere garanzia di successo. Oggi il Genoa e Milito volano alti. Qualcuno dirà: non è poi così difficile far gol in questa squadra. Borriello non è passato invano. Vero, ma Milito che oggi ha 29 anni, quel naso adunco che ne fa una principesca aquila dal fiuto d’oro, un fisico secco e spigoloso, un riflesso da gattone infido, con questa città e questa squadra deve avere feeling da innamorato. Ha lasciato Saragozza, come aveva lasciato Genova: per una retrocessione di troppo. Agli spagnoli ha regalato 51 reti in 108 partite, una quaterna che resterà storica al Real Madrid, l’idea che nel suo calcio c’è anche un po’ di poesia, non solo freddezza e pragmatismo. E quando se n’è andato ha ammesso: «Vi ricorderò, mi resterete nel cuore, ma a Genova mi sento a casa mia. Mia moglie ci tiene, io pure». Ha scelto Genova e non lo stipendio del Tottenham. Ha assaporato la corte del Napoli e della Juve. La Roma lo voleva. Poi, per le stranezze nelle scelte e nei rapporti fra manager, ha preferito Julio Baptista.

Certo, il Saragozza era partito chiedendo 20 milioni di euro. Si è accontentato di dieci. Lui incassa 2,3 milioni a stagione. In Inghilterra avrebbe guadagnato di più, ma a Genova e nel Genoa c’è cuore, passione, un credo ancora fanciullesco che ne fanno una sorta di paese delle meraviglie. Cosa non ha passato il vecchio Grifone nella sua storia? Eppure i suoi eroi restano scolpiti nella memoria e negli almanacchi. Milito è uno dei bomber più prolifici: 6° cannoniere di sempre, ma con media che supera quelle di Aguilera, Skuhravy e Pruzzo. Tutta gente che fa sobbalzare il cuore. E perfino Gasperini, metodico dell’organizzazione, è costretto ad ammettere: «Milito è Milito. Con quelle qualità fa sempre la differenza».

È arrivato grazie ad un foglio lanciato da un box all’altro degli uffici di Lega, proprio per battere gli ultimi secondi di tempo disponibile al calciomercato. Un giallo, una trovata, un’italianata. Ma qualche volta l’italianata è un gol, non un’autorete.

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