Mille colori e profumi nel piano di Andrew Hill

Il pianista e compositore Andrew Hill, che vive negli Stati Uniti da quando aveva quattro anni, è nato ad Haiti nel 1938. Non bisogna dimenticarlo perché - l’ha detto lui stesso - qualcosa di quella musica, in un bambino precocemente predisposto com’era, gli è rimasta nell’animo. Comincia a studiare il pianoforte soltanto a 13 anni, ma tre anni dopo è in grado di suonare da professionista nei gruppi di r’n’b. Non è un virtuoso dello strumento (lo si capisce dalla sobrietà del linguaggio nei concerti e nei dischi, compreso quest’ultimo assai bello). Hill è soprattutto un compositore che ha metabolizzato la storia del jazz, cui ha partecipato dal 1953 in poi senza mai abbandonare la consonanza. Se negli otto brani di Time Lines, che recano tutti la sua firma, c’è qualche ricordo informale, è dovuto a due dei suoi quattro collaboratori: il trombettista Charles Tolliver e il sassofonista e claronista Greg Tardy che sembra messo lì apposta per celebrare Eric Dolphy.

Il cd si apre e si chiude con Malachi (la seconda versione è per pianoforte solo), un delicato omaggio a Malachi Favors con il quale Hill incise nel 1956 il primo album a proprio nome.

Andrew Hill Time Lines (Blue Note).

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