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Miller choc: «Viva il doping perché in pista ci salva la vita»

Maria Rosa Quario

Non poteva che essere lui, Bode Miller, a darci lo spunto per ricominciare a parlare di sci, a dieci giorni dal via della coppa del mondo. Bode, che durante un’estate trascorsa a mille all’ora, fra il lavoro sui campi da tennis di famiglia e il divertimento su quelli da golf; fra impegni promozionali e premiazioni; fra allenamenti sciistici in Cile e preparazione atletica nella palestra fai da te di casa sua, ha avuto anche il tempo di scrivere un’autobiografia, dal titolo «Bode-Go fast-Be good-Have fun» che sarà in vendita dal 18 ottobre.
Ma non è della sua vita che vogliamo parlare, anche se in proposito Bode ha scritto una cosa bellissima e cioè che «la mia vita è esattamente quella che avrei scelto se fossi dovuto andare ad acquistarla sullo scaffale di un grande magazzino», bensì dell’ultima folle esternazione del campione più popolare e più simpatico dello sci di questo inizio di millennio. Dal trono di numero uno mondiale, è detentore della coppa del mondo e campione del mondo in carica di discesa e superG, Miller ha dichiarato alla rivista Usa Ski Racing che «il doping nello sci non dovrebbe essere illegale, perché servirebbe a ridurre i rischi per la salute degli atleti e potrebbe rendere le loro prove più sicure evitando quegli incidenti che spesso accadono nelle parti finali delle piste, dove si arriva a corto di energie». Chi sta già saltando sulla sedia si calmi. Bisogna conoscere il personaggio Miller per capire la portata della sua sparata. Lui non pensa mai prima di aprire la bocca, è famoso anche per questo, del resto la sua grande dote come atleta è l’istinto, nemmeno quando scia pensa molto, si fa portare dai suoi piedi fantastici e quando parla è uguale: le sue parole sono sempre una mitragliata per gli interlocutori, a meno che non reputi la domanda stupida e opti quindi per una risposta secca e sarcastica, che lascia in ogni caso a bocca aperta chi gli sta davanti.
«Lo sciatore perfetto sarebbe un clone fra Bode Miller e Benny Raich» ci ha detto recentemente il vice presidente dell’Atomic, Herr Rupert Huber, l’uomo capace di gestire nel suo team i più forti sciatori del mondo, fra cui appunto i primi due dell’ultima coppa, Miller e Raich. Ovvio il seguito: «Dovrebbe avere i piedi di Miller e la testa di Raich».
Ma andiamo avanti con le Miller follie: «Sostanze che migliorano la resistenza come l’eritropoietina (tristemente nota come Epo, ndr) potrebbero aiutare il trasporto dell’ossigeno al cervello e questo permetterebbe di ragionare meglio nei momenti cruciali. Bisogna pensare che sciando in gara uno deve prendere coscientemente quattro o cinque decisioni al secondo. Oltre a queste, ce sono almeno un centinaio che vanno prese d’istinto, ma quando hai tenuto il fiato per quasi due minuti, quando il cervello non è più lucido, prendere queste decisioni diventa davvero difficile». Così parlò Bode, ma da qui a dire che potrebbe essere lui stesso ad aver sperimentato il sistema ce ne vuole, se così fosse infatti l’Epo non funzionerebbe certo come previsto, visti gli errori clamorosi che l’americano commette in ogni gara, spesso proprio nella parte finale.
La risposta della federazione internazionale dello sci non si è fatta attendere. «Bode è famoso per le sue dichiarazioni fuori dal coro - ha detto il segretario generale Sarah Lewis -, e mi sembra curioso che si ritenga qualificato per fare commenti sulle regole del doping. Se i responsabili della coppa del mondo ritenessero che gli atleti e le atlete non sono in grado di gareggiare in sicurezza, verrebbero introdotte modifiche tecniche alle piste e ai tracciati, non certo sostanze o metodi artificiali che non solo significano barare nei confronti degli avversari, ma hanno effetti potenzialmente disastrosi per la salute degli atleti stessi».

La Fis negli ultimi anni ha dimostrato fermezza sul problema doping: nello sci di fondo a partire dagli scandali finlandesi di Lahti 2003 per continuare a Salt Lake City 2004 si è fatta una certa pulizia, nello sci alpino l’austriaco Hans Knauss, trovato positivo a uno stimolante, è stato squalificato per due anni e costretto praticamente al ritiro, vista l’età.

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