Cultura e Spettacoli

"Mina è una tifosa di X Factor"

Dopo dodici anni la figlia della cantante torna in tv: è la star del Processo al "talent" di Raidue. "Guardiamo lo show e commentiamo: tra i cantanti mia madre ha una passione per Damiano"

"Mina è una tifosa di X Factor"

Milano - Ma ora guardatela: è stata in giro per dodici anni, lontana dalla tv, a recitare sul set o a viaggiare per il mondo, quello difficile mica i soliti posti chic. Però davanti alle telecamere è come a casa sua e al Processo a X Factor sta a meraviglia, lei e i suoi tatuaggi. Tutti i sabati su Raidue, seduta al tavolo con Antonella Elia, PierPaolo Peroni e Carlo Pastore, fa il contropelo al talent show e non va tanto per il sottile: se c’è da criticare, critica, altro che. «Dopo Hotel Babylon, che ho condotto nel 1997, la tv ha seguito sempre meno la musica, così mi sono messa a fare altro», dice, parlando come quando sfilava sulle passerelle: con garbo autorevole e guai a chi la ferma.

Però scusi, lei, Peroni e Pastore siete esperti di musica. Ma la Elia?
«Lei è la Simona Ventura del Processo. Non ha filtri, mi è molto simpatica».

Il Processo contiene l’idea della polemica.
«Ma io non sono polemica».

Allora perché ha deciso di tornare in tv?
«Perché X Factor l’ho sempre guardato».

Da sola?
«No facciamo gruppi di ascolto. Si esce tutte le sere della settimana, ma il giorno di X Factor no. E, se sono a Lugano, lo guardo con mamma. Anzi, a dirla tutta, è stata lei ad appassionarsi per prima: io sono arrivata soltanto qualche mese più tardi».

Date i voti ai giurati?
«No, li bypassiamo, anche se Mara Maionchi è bravissima e Morgan lo conosco da sempre: mi ricordo una volta io, lui ed Andy dei Bluvertigo in macchina ad ascoltare i Duran Duran».

E Claudia Mori?
«Beh, è amica di mia madre da così tanto tempo... No, dei giudici a casa non si parla: piuttosto parliamo di musica».

Chi piace a sua mamma?
«Per ora Damiano».

E a lei?
«Non so, è troppo presto. Però a X Factor non conta tanto vincere».

E cosa conta?
«Imparare. Questi ragazzi hanno la possibilità di ascoltare dei veri maestri di musica come i vocal coach. Se si danno da fare, l’opportunità è enorme».

Secondo lei lo capiscono?
«Mi dà fastidio quando si autoproclamano già artisti. Ci vuole tempo prima di diventarlo».

Persino sua madre ha fatto una bella gavetta. Secondo lei sarebbe andata a «X Factor» quand’era una debuttante?
«Allora X Factor non aveva senso, c’era una discografia forte che oggi non c’è più».

Simon Cowell, il creatore di «X Factor», ha detto che in un ipotetico casting di quarant’anni fa, lui prenderebbe Paul McCartney, John Lennon e George Harrison ma scarterebbe Ringo Starr.
«Io Ringo Starr lo prenderei al volo».

In tv lei ha condotto programmi come «Rock café» e «Festivalbar». Poi ha iniziato a recitare.
«Bisogna dire che è stato Mario Monicelli a darmi davvero lezioni di cinema in Panni sporchi del 1999. Mi ha insegnato a stare sul set».

Lo dicono in tanti.
«In realtà, lui mi trattava malissimo ma mi aveva preso in simpatia. All’ora di pranzo, ordinava: “Mazzini, vieni a mangiare con me”. È stata un’esperienza irripetibile: durante le pause tra un ciak e l’altro parlavo con Mariangela Melato o Michele Placido, davvero esaltante».

Perché non ha continuato a recitare?
«Lo farò quando ci saranno le occasioni giuste. Nel frattempo ho fatto altro».

Ossia?
«Viaggiare».

Come?
«In modo avventuroso».

Va bene, allora spieghi.
«Ho sempre viaggiato tantissimo. E, a furia di andare in posti come Botswana o Namibia o Sudafrica, ho conosciuto gente interessante. Così sono diventata “travel companion”».

Pardon?
«È una sorta di guida accompagnatrice nei safari. Conosco bene quei posti, così bene che talvolta seguo le spedizioni di altre persone».

Sembra l’idea giusta per un programma tv.
«Difatti lo farò. Per National Geographic Italia, arriverà a dicembre».

Lo presenti.
«È una sorta di documentario rock’n’roll. Per ogni puntata mi porto dietro un ospite conosciuto, un musicista, o un presentatore della tv, insomma uno famoso».

Qualche nome?
«Li rivelerò più avanti. Ma è stata un’avventura: uno aveva paura di volare, l’altro dei leoni, l’altro dei serpenti».

E lei?
«Talvolta bisogna razionare anche la paura».

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