Politica

La minaccia degli ex dc: sull’etica seguiamo i vescovi

da Roma

Forse non c’è «il cuore», come dice il parisiano Franco Monaco, perché «è un congresso povero di contenuti e di spunti». Ma c’è tutto il resto. C’è lo stomaco politico di Beppe Fioroni, il signore delle tessere che vuole che il Pd «sia un partito vero, a cui ci si può iscrivere e nel quale ci sia dialettica, non di plastica e personalizzato». C’è il fegato di Enrico Letta, che punta alto: «I Dl non si accontenteranno più dei posti da numero due». C’è il cervello di Ciriaco De Mita: «Una testa un voto? Meglio un pensiero un voto». Ci sono le braccia di Dario Franceschini, già alzate per prenotare un incarico di primo piano. E c’è anche l’anima, cattolica ovviamente, esibita, trasformata in punto di forza, messa nero su bianco in un dirompente documento a favore del family-day firmato da centinaia di delegati.
Popolari all’attacco. Maggioranza nelle Margherita, gli ex dc vogliono mantenere tutto il loro peso anche dopo il trasferimento nel partito democratico. Così lottano dietro le quinte, nella spartizione delle poltrone per il parlamentino, e danno battaglia ai nemici interni ed esterni anche dal palco del mitico e felliniano Studio 5. La questione etica è quella che naturalmente tiene banco. Se Paola Binetti sostiene di «non essere intollerante ma di non voler essere tollerata», di essere «intergrata e non integralista», Luigi Bobba polemizza con Giuliano Amato: «Non siamo nell’Ottocento, non dobbiamo piantare bandiere né attardarci davanti a Porta Pia. Ci rimettiamo alle regole democratiche senza però scolorire i nostri principi». Da qui la mozione che, in vista della marcia di maggio, fissa come «obbiettivo strategico» per il Pd le politiche per la famiglia.
Ad aderire non sono solo i teo-dem. «I cattolici - spiega Fioroni - non saranno ospiti paganti o sgraditi, nei temi di vita e morte non ci sarà disciplina di partito, ma entreranno a schiena dritta. E basta imporre ai vescovi quello che possono o non possono dire, il nostro modello non è certo la Chiesa del silenzio». Quanto al Pse, la Quercia «superi la sindome dell’espulsione, che è quella pigrizia dei bambini che vogliono lasciare l’utero materno». Mediazioni sì, però attenti alle sintesi da laboratorio. «Dobbiamo mettere a confronto due culture - avverte Fioroni - non mettere insieme due pancotti e fare un intruglio».
Rosy Bindi invita a fare «un salto in avanti» e pure qualche sintesi, come sui Dico. «Il valore grande della laicità - dice - va difeso dalle tentazioni del laicismo e del clericalismo. Non possiamo restare ancorati al non possumus di fronte anche alle soluzioni più ardite».
Enrico Letta invece pensa ad allargare i confini e invita Marco Follini a entrare nel Pd.

Ma il futuro, ammette, dipende anche dai successi del governo: «Dobbiamo fare di più e meglio e parlare di meno».

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