Minaccia dei creditori: «Piloti, o pagate cash o non decollate più»

da Milano

Il carburante per un volo intercontinentale costa tra i sette e i diecimila euro all’ora. In più ci sono i servizi di terra. E così due Boeing Alitalia sono stati ritardati, fermi in pista in attesa del bonifico per ripartire. Si parla di due aerei dal Sudamerica e dal Medio Oriente, come raccontano i piloti sottovoce per paura che la notizia allontani i passeggeri e avvicini l’ora X in cui Alitalia non potrà più volare. Perché i soldi in cassa sono pochi, i fornitori temono che i conti non vengano saldati e chiedono il pagamento sull’unghia. Il fatto, semplice e inesorabile, è che in molti non vogliono più fare credito alla compagnia.
Le notizie rimbalzano sui forum e corrono tra gli addetti ai lavori. Riguardano anche gli hotel, che nicchiano se si tratta di ospitare gli equipaggi Alitalia. Da tempo molti alberghi intorno ai principali aeroporti italiani non accettano passeggeri «riprotetti» dall’Alitalia, ovvero quei clienti che per un ritardo o un annullamento devono pernottare in hotel. Ora il problema riguarda i comandanti. «Non è bello, arrivati in albergo dopo un volo intercontinentale, trovare questa lettera» raccontano sul forum di Aviazione civile. La missiva chiede all’equipaggio il pagamento in contanti o con carta di credito. Pessimo segnale, perché se si pretende dalla compagnia di pagare tutto subito i tempi per evitare il fallimento diventano strettissimi.
A far scattare l’allarme è stata la Iata, l’Associazione internazionale del trasporto aereo, che ha preteso il pagamento dei 50 milioni di euro che le erano dovuti per continuare a emettere i biglietti Alitalia. Un esborso consistente per una società che a fine agosto aveva in cassa 200 milioni, che scenderebbero a 50 in settembre. Giuseppe Bonomi, il presidente di Sea (la società di gestione degli scali milanesi) ha ricordato in un’intervista al Sole-24 ore di avere un credito di 47 milioni e di non voler «finire cornuto e mazziato». Secondo il Wall Street Journal la compagnia perde tra 1 e 2 milioni al giorno e «le autorità di sicurezza potrebbero cominciare a vedere se togliere ad Alitalia la licenza di operare». È previsto per venerdì prossimo che i conti dell’Alitalia siano visionati dall’Enac.
È in questo contesto che il governo incalza i sindacati. Come spiega il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, «viste le criticità, sono tempi imposti, la dead line non è metaforica». Piloti e lavoratori del settore sono in allarme. «A leggere le posizioni di Cgil e Ferrero c’è da restare allibiti! Ma questi sarebbero quelli che difendono gli interessi dei lavoratori?» si sfogano sul sito di AereoportiLombardi. «Secondo me puntano solo a far fallire la trattativa in ottica anti-SB, a loro dei lavoratori non frega nulla! Come si fa altrimenti a dire cose del genere, con il fallimento e 20.000 lavoratori a casa dietro l’angolo?». L’ipotesi di un grounding, un fallimento, e a breve, è ritenuta concreta. Tutti ricordano quel che è accaduto a Swissair il 2 ottobre del 2001 e anche allora le avvisaglie erano state i comandanti costretti a verificare carte e bonifici e alla fine a viaggiare con buste piene di contanti per pagare carburante, servizi di terra e hotel. Fa paura anche il crac della Sabena.

E poi ci sono gli aerei di Volare, rimasti bloccati a Parigi Orly. Era il 2004 e ai comandanti era stato richiesto il pagamento cash del carburante per il rifornimento dell’aeromobile. Il grounding è arrivato pochissimi giorni dopo.

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