Roma - «Quando tutti intorno si agitano mia nonna mi ha insegnato che è meglio stare fermi e mantenere la calma». Cortei, striscioni, proteste, marce, sit-in e notti bianche. Tutto intorno l’agitazione non manca. Ma il ministro Mariastella Gelmini si affida al saggio consiglio della nonna e prosegue il lavoro su quella materia incandescente che è il mondo della scuola.
Ministro condivide la proposta di classi-ponte per i bambini stranieri?
«Sono sincera: il termine classi-ponte non mi piace perché evoca un’idea di separazione tra bambini italiani e stranieri. La Lega però ha posto una questione reale e seria che va affrontata e risolta. All’asilo il problema non esiste: i piccoli nel giro di poche settimane si integrano perfettamente. Diverso il caso ad esempio di un dodicenne inserito in una classe della media senza conoscere una parola di italiano. Senza un supporto rischia davvero di non integrarsi e di isolarsi. Il governo investe risorse per organizzare corsi appositi che il ragazzo straniero potrà frequentare oltre alle ore che trascorrerà nella classe con i suoi compagni».
Nessuna separazione? L’opposizione vi accusa di voler operare una segregazione razziale.
«Non capisco perché ma la sinistra invece di cercare di risolvere i problemi preferisce dividersi ideologicamente arrivando come in questo caso ad evocare il razzismo che non c’entra proprio nulla. Questi corsi sono un’opportunità di integrazione in più».
Il ministro Tremonti minaccia il commissariamento delle Regioni se non presenteranno entro la fine di novembre il piano di dimensionamento degli istituti scolastici. Molti enti locali hanno annunciato il ricorso alla Consulta e sostengono che migliaia di scuole saranno cancellate.
«Nessuna scuola verrà chiusa. Si tratta di un accorpamento che riguarda la dirigenza e il personale amministrativo. E nel caso dei piccoli comuni di montagna non ci sarà neanche l’accorpamento. Ricordo alle regioni che i parametri per il dimensionamento degli istituti sono stati stabiliti con un decreto del ’98 varato dal governo Prodi e noi non li abbiamo inaspriti. Sono passati dieci anni e quella legge è rimasta inapplicata. Tremonti è cattivo? O sono le Regioni inadempienti? Non sarà il caso di dimostrare un po’ di buona volontà e smetterla di spendere il denaro pubblico dei cittadini laddove si può risparmiare? Vogliamo capire che lo spreco poi ricade su di noi? Tremonti chiede soltanto un comportamento più virtuoso da parte delle Regioni».
Con il dimensionamento avremo classi di trenta alunni?
«Un’altra fesseria. Dato che ci sono diecimila classi con meno di dieci alunni abbiamo previsto l’aumento di un punto di percentuale per classe, ovvero un alunno. Non credo che per un alunno in più in classe cascherà il mondo».
Molte università sono state occupate, ieri c’è stato lo sciopero dei Cobas e cortei in molte città. Ministro lei sostiene che molti tra i manifestanti non sanno neppure contro che cosa protestano.
«Il decreto appena varato dalla Camera non riguarda affatto le scuole superiori e gli Atenei dunque non capisco perché siano proprio questi a scendere in piazza».
Le università protestano contro i tagli previsti dalla Finanziaria
«La ricerca non viene toccata. E anche per gli Atenei io mi chiedo se può funzionare un sistema con 5.500 corsi di laurea. Io credo nel buono che c’è nella nostra Università e lo difendo ma l’offerta formativa oggi è slegata dal mondo del lavoro e non crea occupazione. Abbiamo un sistema troppo autoreferenziale e dobbiamo intervenire».
Alcuni genitori e insegnanti sono preoccupati per il ritorno del maestro unico.
«Io rispetto tutte le posizioni e sono disponibile al confronto con chi la pensa diversamente. Però a chi ieri era in piazza a protestare in buona fede voglio chiedere. Ma la scuola così com’è vi sta bene? Ma l’Università funziona? Vi sta bene che i nostri ragazzi siano sempre gli ultimi nelle classifiche internazionali per la loro preparazione? Io penso di avere il dovere di fare qualcosa per la nostra scuola non posso difendere lo status quo. Alla sinistra che in malafede ha scelto la scuola come terreno di scontro con il governo chiedo di smetterla di fare disinformazione sulla scuola dicendo bugie».
Quali?
«Non sparirà il tempo pieno. Grazie al ritorno del maestro unico che non prevede la compresenza potremo potenziare il tempo pieno. Non licenzieremo nessuno ma semplicemente operiamo il blocco del turn over. Non chiuderanno le scuole di montagna. Nelle medie le ore di insegnamento settimanali della lingua inglese passeranno da 3 a 5. E poi ci sono consistenti investimenti per l’innovazione tecnologica. Fondamentale poi sarà la razionalizzazione e la riorganizzazione degli istituti tecnico professionali».
Qual è il risultato cui tiene di più?
«Restituire ai docenti il rispetto e la considerazione che merita chi sceglie un mestiere che è una missione. Voglio che i nostri insegnanti siano motivati a fare bene il loro lavoro e siano ben pagati. Ed infatti 2 miliardi di euro di risparmi verranno usati per premiare i docenti più impegnati».
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