È un ministro «il gay inglese più influente»: ha salvato il premier Brown dalla débâcle

È considerato l’anima del governo di Gordon Brown, il politico di lungo corso, la volpe che tiene in piedi un esecutivo parecchio contestato. E ora - pur non avendo fatto “coming out”, non avendo mai dichiarato la propria omosessualità - il ministro britannico delle Attività produttive Peter Mandelson è finito in pole position nella lista dell’Independent on Sunday dedicata alle donne e ai gay più influenti del Regno Unito.
Un salto da record quello di Mandelson, che nella «lista rosa» lo scorso anno compariva solo al posto 63 (su 101). Oggi è tra i più importanti membri del governo, oltre che primo segretario di Stato, una promozione recente che si è guadagnato per aver salvato il governo di Gordon Brown dopo aver convinto alcuni colleghi ministri a non mollare il premier. È così di fatto il vicepremier, ma soprattutto, scrive l’Independent, è «non solo il più potente uomo gay in Gran Bretagna, è il più potente individuo del Paese». Per questo la squadra che da dieci anni compila la Pink List non ha avuto alcun dubbio nel promuoverlo di ben 62 posizioni, nonostante Mandelson non abbia mai gradito esporre la sua vita privata, non si sia mai dichiarato ufficialmente gay e per questo sia stato criticato da alcuni omosessuali che lo hanno accusato di non sostenere abbastanza la comunità gay.
Al secondo posto della Pink List c’è Stephen Fry, un volto notissimo della televisione e del cinema britannico, ma non solo (ha interpretato Oscar Wilde nel film «Wilde» del 1997): omosessuale dichiarato, da sempre difensore dei diritti dei gay, di recente ha scritto un commovente testo in cui, sotto forma di lettera a se stesso adolescente, ripercorre le tappe e le conquiste della comunità omosessuale negli ultimi 40 anni. Ed esattamente 40 anni sono passati dalla rivolta di Stonewall del giugno 1969 (una serie di violenti scontri scoppiati fra omosessuali e la polizia a New York), simbolicamente considerato il momento di nascita del movimento di liberazione gay.

Ma nonostante i decenni passati, il giornale considera ancora rilevante e attuale la «Pink List», quest’anno composta da 79 uomini e 22 donne, tra cui George Michael (numero 36, perde due posizioni) e Sir Elton John: dal sesto posto dell’anno scorso, quest’anno compare solo al 77.

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