«Quando viene imbavagliato un giornalista è censura, nonostante quello che pensano a Repubblica ». L’ultimo a smascherare il doppiopesismo della stampa di sinistra sul caso Feltri è l’editorialista del Corriere della Sera Pierluigi Battista. La sospensione a tre mesi del direttore editoriale del Giornale comminata dall’Ordine dei giornalisti per il caso Boffo ha diviso il mondo politico e dell’informazione, riaprendo la vecchia ferita sul destino degli ordini professionali (il referendum radicale per abolirli venne sconfitto dall’astensionismo, il movimento per l’Italia del sottosegretario all’Attuazione del programma Daniela Santanchè sta raccogliendo le firme per cancellare quello dei giornalisti). La questione Feltri, secondo Battista, si muove sul terreno scivoloso della libertà di stampa. «Che idea bislacca può mai avere chi la rivendica solo per sé - si è chiesto Battista sul Corriere di ieri - per poi negarla, con la stessa arrogante perentorietà, a chi non gli aggrada?». I destinatari del messaggio sono il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari e il cronista giudiziario Giuseppe D’Avanzo, che qualche giorno fa hanno sparatoa palle incatenate contro Feltri.
A loro è arrivato anche il messaggio in codice del direttore del Tg1 Augusto Minzolini, intervenuto domenica sera alla trasmissione Niente di personale su La7 : «La condanna è una cosa folle - ha detto Minzolini al conduttore Antonello Piroso- il fatto che qualcuno sia zittito dimostra un doppiopesismo che mi dà fastidio: per molti altri errori macroscopici fatti da altra stampa, l’Ordine non interviene ». Chi pensa che la difesa di Feltri condotta da Battista e Minzolini rientri in una qualche logica politica è stato spiazzato già nei giorni scorsi, quando a difesa del direttore editoriale del Giornale sono scesi in campo giornalisti tradizionalmente più vicini all’emisfero sinistro dei media come il direttore del TgLa7 Enrico Mentana, l’ex numero uno dell’ Espresso e della Stampa Giulio Anselmi e il direttore del Fatto quotidiano Antonio Padellaro. Se per quest’ultimo «conta più il parere dei lettori che sanno giudicare anche più severamente degli ordini deontologici», Anselmi è convinto che Feltri abbia sbagliato su Boffo: «Giusto che paghi, ma non mi piace che si impedisca ad un giornalista di fare il suo mestiere. Si poteva pensare ad una sanzione economica». Nel mirino c’è sempre l’Ordine dei giornalisti («non serve a niente, va abolito», parere condiviso anche da Giampaolo Pansa sul Riformista ), che proprio ieri ha risposto piccato alle critiche mosse da destra e sinistra. «Sono emerse inesattezze e vere e proprie falsificazioni», ha detto il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine Giancarlo Ghirra: «Non abbiamo agito per capriccio, passione politica o simpatie personali ma abbiamo fatto rispettare la legge. Né potevamo inventare sanzioni ».
Quanto al «bavaglio» comminato per tre mesi a Feltri Ghirra sembra arrampicarsi sugli specchi:«L’Ordine non ha alcuna intenzione di impedire a nessun cittadino italiano la possibilità di manifestare il suo pensiero con parole e scritti. E per fortuna nessuno può riuscirci». A quanto pare invece sì.
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