"Mio marito Paolo Virzì è un genio molto sexy"

La protagonista di Questione di cuore: "Insieme ridiamo tanto Il mio modello femminile è mia nonna, romana di una volta". E sul lavoro: "Adoro i ruoli delle donne prese a schiaffi dalla vita"

"Mio marito Paolo Virzì è un genio molto sexy"

Roma - L’ha fatto Martin Scorsese con Isabella Rossellini e, prima di lui, Roberto Rossellini con Ingrid Bergman. Perché l’amore non è cieco: guarda in macchina. Così, quando Paolo Virzì ha inquadrato la sua adorata Micaela Ramazzotti nell’ingenuo, quasi bambinesco nudo di Tutta la vita davanti, lo capiva anche un pop-corn che tra i due, l’attrice emergente e il regista consolidato, classica coppia criminale (per Freud), succedeva qualcosa. Infatti, a distanza d’un anno da quell’amara commedia sul precariato, dove lei era una madre singola di borgata e lui il cascamorto con uso di regia, eccoli sposi da neanche cento giorni. «Essere diretti dal proprio marito è meraviglioso! Paolo è geniale e ha una grande passione per le donne: al cinema le vede fascinose e belle, sempre!», spiega Micaela, che vive il suo momento magico di felicità coniugale e professionale. Questione di cuore, non a caso, s’intitola il film di Francesca Archibugi (da oggi nelle sale), dove Zora la vampira (nel 2000 le toccò il ruolo) si cuce una figura di popolana forte, innamorata del suo uomo e della propria famiglia tanto da imbottirli di cure. «Una parte difficile, quella di madre. Dovevo “alzarmi” di età e legarmi braccia e mani», dice. Niente, rispetto a ciò che l’aspetta quando, a maggio, Virzì la rivorrà madre, ma di mezz’età, con due figli cresciuti (uno è Kim Rossi Stuart, partner anche in Questione di cuore) e qualche pensiero nell’amarcod d’autore La prima cosa bella (produce Medusa con Motorino Amaranto). Se invecchiare è questione di testa, lei ha cominciato dai capelli: adesso ce li ha neri.

Cara Micaela Ramazzotti, come si sta da more?
«Mai padrona della mia testa! Tagliano, accorciano, scuriscono. Ma è divertente. E il capello, al cinema, t’aiuta a entrare nel personaggio».

Da ragazza-madre alla tipica madre romana, possessiva e rude, con la Archibugi, per poi approdare alla matrona di Livorno, con Virzì. Le piace immedesimarsi nella parte?
«Sono belli i ruoli da mamma. Mi sono allenata bene con la Archibugi, che ha due bambini e aspetta il terzo figlio. È stata lei a farmi “diventare” Rossana, senza ricorrere al trucco per invecchiarmi».

Con quali espedienti?
«Quando faccio i provini, i registi mi dicono che ho il musetto da bambina. Così mi atteggio a donna, mettendo alta la testa: assumo più carattere. Tendo il collo. E lego mani e braccia, per non gesticolare. Una madre è posata. Io subisco il fascino dei caratteri forti. Vorrei avere per amica una figura femminile risoluta. Le donne sono cucciole, si sa. Si appiccicano ai compagni».

Qualche modello femminile cui si ispira?
«Mia nonna Lina: una romana verace, che parla il romanesco di una volta, un linguaggio che non si conosce più. E poi la parrucchiera di mia madre, una popolana decisa».

Dai primi fotoromanzi, a tredici anni, fino all’exploit di oggi: che cos’è cambiato?
«Sono la Micaela di sempre. Vengo da una solida e semplice famiglia di impiegati: mio padre Roberto e mia madre Rosalba hanno i piedi per terra. Hanno insegnato anche a me e a mio fratello a tenerceli, saldi. E poi, ci vogliamo così bene, tutti, da stare appiccicati come pipistrelli. Sono stata fortunata a incontrare grandi registi e, comunque, lavoro sodo da quindici anni».

Ma il matrimonio, in ogni caso, le ha dato stabilità?
«Il matrimonio mi ha portato fortuna. Mi ha portato l’amore. E Paolo ha cambiato la mia vita: lui è sexyssimo».

È il tipo di moglie, che sa cucinare?
«Cucino bene. E amo preparare il mio piatto forte: frittatine creative».

Salto di qualità anche nel ruolo di lavoratrice: da precaria a impiegata nella fiction di Raiuno «Le segretarie del sesto»...
«Qui la mia Giovanna, segretaria con contratto a progetto, è una “cuginetta” di Sonia, la ragazza-madre... Adoro i personaggi sfigati: più prendono schiaffi dalla vita più me ne innamoro. Si tratta d’una ragazza che ama il capo, sposato, per il quale si strizza nei tailleur, dondolando sui tacchi alti (quante culate ho preso!) e ignorando la competizione in ufficio. Odio la competizione. Sorprendere, invece, mi piace.

A ottobre, nel film di Luciano Melchionna Ce n’è per tutti, divento brutta e isterica, un’infermiera con gli occhiali da vista e molti chili sul culo».

La cosa che le piace di più, da maritata Virzì?
«Insieme ci divertiamo tanto. Ci facciamo grandi risate. Soprattutto su di noi».

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