«Il mio Palazzo del Jazz è in sintonia con la Storia»

«Il mio Palazzo del Jazz è in sintonia con la Storia»

Un progetto per la realizzazione di un Palajazz nell’ex mercato del pesce di piazza Cavour era stato presentato già nel 2008 su iniziativa del Municipio I Centro Est da perte dell’architetto Riccardo Forte. Oggi tale progetto torna d’attualità dopo la proposta del senatore Enrico Musso (Pdl) di recuperare questo manufatto, icona del Moderno, prevedendo altresì al suo interno la creazione di un Museo dell'Architettura del ’900.

Il dibattito in corso sul futuro destino del mercato comunale del Pesce di piazza Cavour, in previsione del suo definitivo trasferimento in una nuova sede appositamente costruita, ha riportato questa struttura agli onori della cronaca. Scampato alla distruzione, alla metà degli anni Sessanta, quando il tracciato della costruenda Sopraelevata arriva a lambirne il profilo, mutilandone una parte e isolandolo di fatto, con la netta cesura della strada, dal contesto urbano, questo edificio costituisce senza dubbio una delle testimonianze più rimarchevoli dell'architettura razionalista genovese d'anteguerra.
Analogamente a quanto è emerso in occasione della querelle sul piano di recupero delle Piscine di Albaro, la riqualificazione del mercato del pesce pone la problematica più generale del restauro del moderno, nella prospettiva di un'avanzata politica di tutela atta a preservare le testimonianze più significative dell'architettura contemporanea genovese, individuando nel contempo nuove destinazioni funzionali compatibili con l'identità storica e la qualità artistica e formale del manufatto.
«Fra le opere edilizie, importantissima è quella della nuova Pescheria in piazza Cavour; costruita nella zona tradizionale del mercato del pesce, architettonicamente costituisce una delle più felici costruzioni moderne della nostra Città, (per la sua) movimentata distribuzione delle masse e dei volumi ed impiego di materiali nuovi di ardito effetto decorativo» (da «Genova», novembre 1935).
Agli inizi degli anni Trenta l'architettura moderna muove a Genova i suoi primi passi; dell'orizzonte razionalista locale, la cui produzione si esaurisce nel breve arco di un decennio, si fa principalmente interprete l'amministrazione comunale genovese attraverso il suo ufficio tecnico, dotando la città di moderne infrastrutture e di grandi opere civili (mercati rionali, scuole, impianti sportivi, edifici istituzionali, ecc). A differenza degli edifici privati, nei quali domina un'architettura ancora essenzialmente attestata su attardati formulari storicisti, proprio alle opere pubbliche (nella fattispecie i mercati), in quanto espressione ufficiale della cultura di regime, è delegato il compito di rappresentare gli indirizzi programmatici della «moderna architettura».
Tra le prime opere razionaliste, aveva fatto la sua comparsa nel 1933 il mercato rionale di Pegli, opera di quello stesso Mario Braccialini che firmerà, alcuni mesi più tardi, in qualità di ingegnere capo del Comune di Genova, il progetto per il mercato di piazza Cavour. La soluzione arrotondata e le pensiline a sbalzo del corpo di testata, così come le finestre a nastro, o le ringhiere allusive all'architettura della nave rimandavano inequivocabilmente per la prima volta, pur nell'evidente semplicità del tema, al codice razionalista più aggiornato.
Contemporaneo al Mercato di Pegli è il Mercato del Pesce o Pescheria; costruito in sostituzione del vecchio emporio nel quartiere del Molo - ritenuto ormai inadeguato e indecoroso - in un'area di proprietà del Consorzio Autonomo del Porto, strategicamente contigua agli scali portuali e ai moli pescherecci già raccordati con la rete ferroviaria, l'edificio è il primo autentico esempio «metropolitano» di architettura razionalista concepita ad uso commerciale. Esplicito è il riferimento alle avanguardie: se i «tagli» delle finestre orizzontali alludono all'espressionismo di scuola mendelsohniana, la soluzione vagamente futurista del corpo semicircolare d'ingresso, con la pensilina in forte aggetto, i setti radiali e la grande vetrata a tutt'altezza, sembra direttamente alludere ai coevi modelli compositivi di Fillia e di Alberto Sartoris.
Nello stesso tempo, la persistenza di inflessioni novecentiste-Déco, come la forma bombata del corpo laterale, la bicromia del paramento in laterizio o i profili del cornicione e dei volumi sopraelevati fanno del mercato comunale un'opera di transizione, testimonianza ulteriore di come permanga a lungo nella cultura della città l'inclinazione all'adozione di linguaggi espressivi altrove esauriti, secondo quello spirito di contaminazione linguistica che pervade una parte consistente della produzione architettonica locale.


*Architetto, Ph.D Université Paris I Panthéon-Sorbonne,
DO.CO.MO.MO International*
(*Organizzazione Internazionale per la Documentazione e la Conservazione degli Edifici, dei Siti e dei Complessi Urbani del Movimento Moderno).

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