«Il mio Stauffenberg, eroe e uomo»

RomaLui mette l’occhio di vetro nell’orbita cava quando lo riceve Hitler, in segno di rispetto. I figli suoi mettono Wagner sul giradischi, in testa coroncine gotiche di cartone dorato, mentre bombe alleate fanno tremare il lampadario di casa. Noi, però, mettiamoci l’anima in pace, perché Operazione Valchiria (da domani nelle sale), denso thriller di Bryan Singer (X-Men, I soliti sospetti) sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, si ama o si detesta, a seconda che si conosca la storia, oppure no. Col pretesto della verità, tutti mentono e così Tom Cruise, smagrito e sorridente («amo l’Italia, è qui che mi sono sposato!»), s’industria a spiegare che il personaggio portato sullo schermo, quel conte Claus Schenk von Stauffenberg (1907-1944), autore dell’attentato contro il Führer (il 20 luglio del '44), fu eroe avverso alla croce uncinata, ovvero il simbolo della Resistenza popolare germanica e non l’antidemocratico sostenitore di un’aristocrazia dello spirito, capace di sacrificare a Hitler l’occhio sinistro e la mano destra. Ma mentre in Germania, dove il film è stato girato (tra roghi di pellicola) nei luoghi della Berlino in camicia bruna (impressionanti le sequenze al Bendlerblock), i media fanno a pezzi questo brano di «Storia per principianti» (così lo Spiegel), liquidando Operazione Valchiria come l’ennesimo film d’azione hollywoodiano, intanto che il comico Oliver Pocher sbeffeggia Tom-Claus in tv (conseguenza: un’interrogazione parlamentare nel Baden-Württemberg), in Italia Cruise potrebbe convincere come ribelle.
Il film inizia col giuramento, in tedesco, degli alti gradi militari nazisti: fedeltà a Hitler, tra svastiche e cori. E pone Stauffenberg al centro della scena: siamo in Tunisia, con la X Divisione Panzer. Tom è a terra, sanguina nel deserto, gli partono mano e occhio, ma la Ritterkreuz è a posto e il patriota porrà la Croce di Ferro sui cadaveri dei commilitoni. L’azione si sposta a Smolensk, sul fronte russo: ormai la crema della gerarchia nazi (impagabili Kenneth Branagh come generale von Treschkov e Terence Stamp nel ruolo del cospiratore Ludwig Beck) sa di non poter servire, contemporaneamente, la Germania e Hitler. E su tale brace d’inquietudine s’arroventa il complotto. Invitato a partecipare alla riunione indetta da Hitler nella «tana del lupo» (il bosco di betulle intorno a Rastenberg), Stauffenberg porta nella sala della riunione una bomba al plastico, nascosta nella borsa. «Chiuderemo i campi di concentramento!», spera lui, allontanandosi prima dello scoppio dell’ordigno. Convinto che il Führer sia morto, rientra a Berlino per guidare il meccanismo della congiura (in realtà, l’ufficiale fu fucilato la sera stessa dell’attentato), ma, nonostante un «Heil Hitler!» gridato ad arto monco irrigidito, Stauffenberg verrà giustiziato.
«La complessità del personaggio m’ha attratto. Da bambino odiavo i nazisti, anche se giocavamo a fare gli hitleriani. Ammiro Stauffenberg che parlava chiaro, amava la famiglia e la patria. Credo che il film, pieno di suspense, metta il pubblico dalla parte della Resistenza. Ed è stato sano alternare il set “leggero” di Tropic Thunder con quello impegnativo di Singer», dice Tom. «Cresciuto da una mamma single e lavoratrice, amo e rispetto le donne: vedendo cosa dovevano sopportare, dai loro fidanzati, le mie tre sorelle... Le donne sono un dono: amo il loro profumo», sviolina Cruise, che divorziò dalla prima moglie Mimi Rogers su ordine di Scientology, la setta cui appartiene.

«Ai miei due figli insegno a conoscere popoli diversi, perciò amo la comunicazione aperta di Obama: siamo diversi, ma viviamo sullo stesso pianeta. Credo che l’essere genitori accomuni tutti gli esseri umani: perciò mi sono immedesimato in Stauffenberg, che amava i suoi figli».

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