Che importa se la sanità pugliese ricorda quel vecchio spot pubblicitario, cioè il «buco» con la caramella intorno? E soprattutto, perché attendere il giudizio della Corte Costituzionale sulla legge della Puglia numero 45 del 2008, impugnata dal governo perché «eccede la competenza legislativa in materia di tutela della salute»? Ora stanno sicuramente meglio i 26 fortunati educatori professionali dellAsl di Lecce, visto che il direttore generale Guido Scoditti ha appena firmato una delibera che li premia con una promozione «dallalto» a ben più congrui incarichi dirigenziali. Giovani e meno giovani, tutti esperti e «rigorosamente» laureati. Eppure nel gruppo figurano L.M., dottore in matematica; L.R., in scienze politiche, e G.P., in filosofia. Strano? Nientaffatto: per un matematico, o una filosofa, nelle strutture salentine per disabili e tossicodipendenti è pronto un posto da capo. Un bel salto di carriera, rintracciabile però solo in busta paga. Molti degli interessati, infatti, dopo la nomina continueranno a fare lo stesso lavoro di prima. Incassando il doppio dello stipendio base, fino ai 3mila euro mensili che merita un quadro di rispetto. E per di più, dirigendo se stessi, visto che con ogni probabilità non avranno un ufficio alle proprie dipendenze. Loperazione costerà alle finanze regionali altri 260mila euro lanno. Un «bonus» estivo pagato non proprio a prezzo di saldo.
Lultimo provvedimento dellAsl di Lecce è riuscito a far insorgere allunisono le tre sigle sindacali e lOrdine degli assistenti sociali della Puglia. Il presidente Giuseppe De Robertis è allarmato: «Un disegno irresponsabile, di dubbia legittimità e con precise responsabilità politiche. Continua lassalto alla diligenza della sanità pugliese, nonostante le promesse dellassessore Fiore. Il tutto in barba a un altro nostro ricorso al Tar, che denunciava la disparità di trattamento tra educatori professionali - i vecchi pedagogisti - e i 1.200 assistenti sociali che a parità di titoli operano in regione per lassistenza alle famiglie disagiate. Invece, qui cè la volontà di assicurare un privilegio a un manipolo di prescelti. Un precedente pericoloso». Per Rocco Palese, capogruppo Pdl in Consiglio regionale, la delibera della discordia «infrange ogni principio di cautela amministrativa dal momento che sulla legge madre pende ancora il giudizio di costituzionalità. Solo dieci giorni fa la Corte ha ribadito: per poter accedere a ruoli dirigenziali occorre superare un concorso pubblico. Ma gli sprechi e gli atti poco trasparenti continuano, nonostante i pugliesi paghino le tasse più alte per coprire la voragine dei bilanci sanitari distorti dalla giunta Vendola».
Ma non chiamatele promozioni, please.
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