Milano - Secondo il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che aveva visto Miracolo a Sant’Anna giovedì sera, non c’è «spazio per le polemiche» perché dal film di Spike Lee «la Resistenza esce bene». Ma la rissa italocentrica che qualche giorno fa si era scatenata sulla pellicola che il regista americano ha dedicato ai soldati di colore che durante la Seconda guerra mondiale combatterono per gli Stati Uniti, il loro Paese che non rispettava tutti i loro diritti, è proseguita anche ieri. Protagonista Giampaolo Pansa, il giornalista e scrittore che recentemente ha lasciato l’Espresso per il Riformista. In diretta su Radio 24 alla trasmissione Viva voce, Pansa ha attaccato duramente l’Anpi, l’associazione nazionale dei partigiani, affermando che «non conta niente, è solo una piccola setta di fanatici che vedendo sparire per motivi anagrafici molti associati ha aperto le iscrizioni ai giovani e ora raccoglie molti no global».
L’Anpi aveva criticato il regista di Miracolo a Sant’Anna per avere inserito nel film la figura di un partigiano traditore che non risulta dagli atti del processo celebrato per far luce sul massacro di 560 civili compiuto a Sant’Anna di Stazzema da un reparto delle Ss il 12 agosto del 1944 e per aver detto che «i partigiani sparavano e scappavano e non erano amati da tutti gli italiani». E sul punto Pansa ha osservato che «le dichiarazioni di Spike Lee sono banali. È ovvio che la strategia di una guerriglia è quella del mordi e fuggi». «Ma è anche vero - ha aggiunto l’ex vicedirettore de l’Espresso - che i civili a volte sono stati messi in difficoltà con un calcolo politico ben preciso. La popolazione italiana era una grande zona grigia che non stava né con i partigiani né con i fascisti. E alcuni capi delle formazioni partigiane comuniste a volte hanno attuato strategie mirate a provocare la reazione dei nazisti, nella speranza che la popolazione si sollevasse».
Sprezzante e laconica la presa di posizione affidata a un comunicato che si esaurisce in una frase: «L’Anpi ignora da tempo le considerazioni di Giampaolo Pansa». E da ieri, viene da pensare, anche quelle di Giorgio Napolitano. Perché Ennio Mancini, dirigente dell’Anpi di Pietrasanta, ha invece reagito così: «Vorrei dire al signor Pansa che sono scampato all’eccidio di Sant’Anna e che, come molti altri membri dell’Anpi, non esco dai centri sociali. Quanto alle polemiche sul film, il motivo è ben preciso: la tesi è falsa perché non si parla dei fascisti che hanno portato i nazisti fino al paese». E l’ex sostituto procuratore del tribunale militare di La Spezia dove si è tenuto il processo per la strage, Marco De Paolis, ha spiegato a Radio 24 che le critiche dell’Anpi sono in parte giustificate perché «l’episodio del partigiano traditore non risulta da nessuno degli atti processuali», ma ha anche aggiunto che «trattandosi di una fiction anche la tesi del film può essere accettata».
Insomma, ad accogliere l’appello implicito del presidente della Repubblica resta solo il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, secondo il quale «Miracolo a Sant’Anna è un film sulla fede, capace di gettare una luce di obiettività e di riconciliazione sulla storia, anche sulla storia drammatica vissuta dall’Italia nel corso della lotta per la liberazione dal regime nazi-fascista». L’esponente di Forza Italia ritiene che «dobbiamo essere grati al regista Spike Lee - aggiunge Bondi - che ha diretto un film così bello, commovente e vero su una delle pagine più tragiche della nostra storia.
È un film che ci aiuta a giudicare la nostra storia con gli occhi della pietà, dell’amore, della fede e della ricerca dell’obiettività storica». E pensare che si tratta di un omaggio ai ragazzi neri nati negli Stati Uniti intorno al 1920...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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