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A Mirafiori la Fiom batte la Cgil Avanti col «no» al referendum

Landini batte Camusso. La linea dura vince sulla linea del compromesso, quella che un tempo si sarebbe chiamata dorotea. Oggi veniva camuffata, dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, con l’asettico e nobilitante aggettivo di «tecnica». Firma tecnica, appunto. Era l’escamotage ideato dalla signora delle tute blu per uscire dall’impasse-referendum. Ma Landini, in serata, ha tranquillizzato: «Nessuna spaccatura». Giovedì e venerdì i dipendenti dello stabilimento di Mirafiori voteranno sì o no all’accordo del 23 dicembre, già sottoscritto dagli altri sindacati e al quale la Fiom si è contrapposta. Marchionne vuole il 51% di sì all’intesa per continuare a investire e dare un futuro alla storica fabbrica. E molti osservatori, dal fronte sindacale a quello politico a quello industriale (ieri, Alberto Bombassei) sono certi che il «sì» vincerà con maggioranza schiacciante. Proprio questo è il punto. Se, come pare, vincerà il «sì», la Fiom sarà automaticamente esclusa da qualsiasi presenza sindacale in fabbrica. Maurizio Landini, segretario della Fiom (i metalmeccanici della Cigl) pensa all’oggi e alla sua battaglia, Susanna Camusso, dal gradino più su, guarda con prospettive diverse. E proprio lei aveva lanciato l’idea, in caso di vittoria del sì, di apporre all’accordo una «firma tecnica» per rientrare, in qualche modo, in gioco.
Ieri, durante una lunghissima riunione Fiom-Cgil, Landini e la Camusso si sono confrontati faccia a faccia. «Nessuno scontro» assicurano i presenti: i contendenti fanno pur sempre parte della stessa famiglia. É stata riconfermata la titolarità della categoria, per decisioni di questo tipo. Di firme tecniche non s’è quasi parlato - riferiscono - anche perché, come dice Landini-duro-e-puro, non esistono «firme tecniche»: esistono firme e basta. Nel dibattito si è fatto ricorso anche a una fonte autentica come lo statuto della Cgil, che nel 2010 ha confermato una norma di fondo: non possono essere firmati accordi peggiorativi alle leggi e ai contratti nazionali. In altre parole, se la Fiom firmasse (o avesse firmato) l’intesa per Mirafiori (ritenuta lesiva dei diritti e peggiorativa dei comportamenti) la stessa Cgil avrebbe dovuto, non semplicemente potuto, disconoscere l’adesione. Una bella sofisticatezza giuridico-sindacale.
La riunione di ieri tuttavia, non aveva al proprio centro la questione della firma, ma era stata chiesta dalla Fiom per discutere quali iniziative legali intraprendere per fermare (attenzione: fermare, non firmare!) l’accordo Fiat.

In serata una novità è venuta anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: «Se ce la fa il sì - ha detto - io sarò contento, se ce la fa il no strapperò l’accordo, toglierò la mia firma da quell’accordo».
Oggi la Fiom, nel suo giro di incontri politici programmati per comprendere il reale sostegno alla sua posizione si incontrerà con il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.

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