Mister Ancelotti comincia all’alba «Al Chelsea per costruire un sogno»

Il sopracciglio inarcato è sempre il solito, ma la divisa e la lingua non sono più le stesse. Addio al rossonero, indossato negli ultimi otto anni, ecco il blues londinese; bye bye all’italiano, welcome all’inglese. È il nuovo corso di Carlo Ancelotti - o meglio, mister Carlo Ancelotti - da ieri ufficialmente il nuovo tecnico del Chelsea.
Ma, nonostante gli ultimi dribbling del tecnico che persino ieri mattina ai microfoni di RadioRai era riuscito a glissare sul suo futuro («Oggi e domani avrò molto da fare, poi conoscerete il mio futuro. Londra e Madrid non sono città di poco conto»), la vera sorpresa è un’altra. La vera sorpresa sono quegli undici minuti regalati alle telecamere di «ChelseaTv» in inglese. In inglese. Alla faccia di David Beckham che l’aveva bollato come un pessimo studente. E alla faccia dell’orario dell’intervista, registrata poco dopo le 5 del mattino.
«Now I think it’s time to change». Ora è tempo di cambiare, attacca Ancelotti. Le sue prime parole inglesi fotografano già gli obiettivi del Chelsea che verrà. «Vincere la Champions League, vincere la Premier League, vincere la FA Cup e vincere la Carling Cup. Conquistare tutto non è facile, ma per farlo bisogna creare un gruppo». L’ossessione di Abramovich è la Champions League, Carlo l’ha già vinta quattro volte, ed è anche per questo che il magnate russo ha messo gli occhi sul tecnico di Reggiolo. «La Champions League regala sensazioni splendide. Con il Milan l’ho vinta due volte da giocatore e due volte da allenatore nel 2003 e nel 2007. Il Chelsea ha avuto grandi risultati nel torneo, con 5 semifinali in 6 anni. Ora dobbiamo vincere, spero che succeda».
Mourinho si era presentato all’Italia con il celeberrimo «Non sono un pirla», Ancelotti - invece - sceglie il low profile: nessuna frase ad effetto, figlia di un inglese ancora traballante. «Voglio migliorare, voglio imparare. Quando cominceremo la stagione, sarò in grado di parlare bene. È importante comunicare con la squadra, con lo staff e con tutto il personale della società». Intanto potrà contare sugli aiuti della figlia che lo seguirà a Londra dagli studi di ChelseaTv e nei primi tempi gli farà da interprete, così come lo scorso marzo ha potuto contare su Andriy Shevchenko, il vero artefice del primo incontro tra lui e Abramovich.
La capacità di gestione del gruppo - la vera forza di Ancelotti -, da cui sono arrivati uno scudetto e 5 trofei internazionali col Milan, sarà la chiave per spalancare le porte del paradiso, che nel calcio fa rima con Champions League, anche nella nuova avventura londinese. «Non è facile spiegare la mia filosofia calcistica in italiano, figuriamoci in inglese. Proviamo: mi piace stare vicino ai giocatori, al gruppo. Mi piace comunicare, credo molto nel lavoro del gruppo. La cosa più importante è lavorare tutti insieme per costruire un sogno. Bisogna avere giocatori, società, organizzazione e motivazioni: questo è il modo per arrivare al successo», spiega Ancelotti, prima di confessare di aver iniziato a studiare il Chelsea già da diverso tempo: «Vedo sempre in tv le partite del campionato inglese, mi piace la Premier League. Conosco bene le grandi squadre, si gioca un bel calcio. Conosco bene il Chelsea e mi piace, visto che sono qui. In Inghilterra c’è molta velocità e non c’è troppa tattica. In Italia, in passato e adesso, le partite sono più tattiche: le squadre pensano a difendersi bene e poi ad attaccare».
Per soddisfare le richieste di Ancelotti, Abramovich è disposto a investire 50 milioni di sterline, più o meno 75 milioni di euro. A Stamford Bridge arriverà con ogni probabilità Yuri Zhirkhov, esterno offensivo del Cska Mosca. Più difficili, ma non impossibili, gli ingaggi di Ribery e dello spagnolo David Villa. Ballack ha prolungato col Chelsea, ma Ancelotti starebbe pensando di portare a Londra anche Pirlo e Seedorf, nonostante Galliani abbia prontamente smentito: «Mi auguro che Ancelotti non mi chieda Pirlo, altrimenti dovrei dirgli di no».

In passato Abramovich aveva provato - invano - persino la pista Kakà. Nulla da fare. Anche se a telecamere spente avrebbe confessato di non essere troppo ottimista sul futuro in rossonero del brasiliano. Ma questo non ditelo a Galliani.

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