Mourinho lo definì «un perdente di 70 anni» in una delle tante schermaglie verbali con lallora allenatore della Roma. In realtà, Claudio Ranieri di anni ne compirà 60 (di cui quasi 40 trascorsi nel calcio tra campo e panchina) il prossimo 20 ottobre e ora per un incredibile destino occuperà la panchina che fu dello Special One. La sua bacheca è in effetti povera di trofei rispetto alle tante tappe importanti vissute in carriera.
«Eterno secondo» è lappellativo dei suoi detrattori, che guardano allesperienza londinese con il Chelsea (ma a onor del vero Abramovich non aveva ancora costruito organici milionari, come accaduto tra gli altri allo stesso Mourinho e ad Ancelotti) e a quelle spagnole con Atletico Madrid e Valencia. E la vittoria di un campionato gli è mancata finora anche in Italia, con la Juventus - riportata sul palcoscenico europeo più prestigioso dopo Calciopoli e la caduta in B - e con lamata Roma, loccasione sognata da una vita per chi come lui è testaccino. Tutte esperienze chiuse male, con esoneri o dimissioni (nel caso dei giallorossi) per nulla indolori.
Il titolo di «allenatore gentiluomo» nasce invece dal suo aplomb mostrato in panchina, le cui prime tappe significative furono Cagliari (portato dalla C alla A in due anni), Napoli (con il ritorno partenopeo in Europa) e Firenze, unica città italiana in cui ha vinto trofei. Senza dimenticare la felice parentesi di Parma (squadra presa in corsa e portata alla salvezza). O il contatto con la Federcalcio per la panchina della Nazionale dopo la fine della seconda Era Lippi. Al presidente Abete piaceva lo stile pacato del tecnico di San Saba, ma il troppo amore per la Roma lo indusse a rinunciare.
«Le mie doti? Ambizione, determinazione e testardaggine», ha detto di recente Claudio Ranieri. Una determinazione che lo ha riportato in panchina a 7 mesi dalla fine dellavventura nella Capitale. «Ho rifiutato unofferta allestero», raccontava dopo aver accettato lesperienza di commentatore tv per la Rai.
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