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La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan

Il premier turco, che vive di politica, porta al polso un orologio da 40mila euro e il suo patrimonio si è moltiplicato di 355 volte in 11 anni

nostro inviato a Istanbul
È molto bravo o solo molto furbo. Di certo il potere lo ha reso ricco, nonostante lo stipendio da primo ministro sia solo di 9mila lire turche, circa 6mila euro. E a tre giorni dalle elezioni politiche l’opinione pubblica turca apprende dettagli inediti sullo stile di vita di Erdogan, il leader del Partito islamico per la Giustizia e il Progresso (Akp), al potere dal 2002. Nulla di pruriginoso, per carità. Lui è un religioso osservante ed è fedelissimo alla moglie, che gli ha dato ben quattro figli. Ma per un politico che si propone di riformare e moralizzare la Turchia, certe rivelazioni sono disdicevoli. Nell’ultima settimana il giornale Cumhuryiet ha svelato i privilegi dorati di una casta di cui Erdogan è il primo beneficiario, ma non l’unico; perché con lui hanno scoperto l’opulenza le famiglie di tanti ministri, altrettanto religiosi e altrettanto morigerati. E allora ecco spuntare ville, gioielli, navi, conti a sette zeri. Un benessere improvviso che resta, naturalmente, senza spiegazioni. Miracoli a Istanbul.
Di certo al primo ministro il lusso piace e non prova remore a esibirlo, soprattutto al polso. Il suo orologio è diventato uno dei temi della campagna elettorale, da quando il principale leader dell’opposizione Baikal, ne ha denunciato il valore: 60mila dollari. «Esagerazioni - ha risposto Erdogan -, costa 15mila dollari. Ma se Baikal ha i soldi glielo vendo per 10mila». Come dire: sei un barbone. La stampa si è scatenata e ha scoperto che si tratta di un esemplare di una marca svizzera d’alta gamma. Il quotidiano Hurryet lo ha fatto valutare da un esperto: 43mila dollari. Roba da milionari. Ma in fondo, perché stupirsi? Il premier facoltoso lo è davvero. Dichiara un patrimonio pari a un milione di euro, che si è impennato proprio in coincidenza con la vittoria elettorale del 2002 e che si è moltiplicato per 355 in undici anni.
I suoi figli se la passano ancora meglio. Il primogenito per studiare in America ha dovuto chiedere una borsa di studio e nel 2003 aveva uno stipendio di 300 euro mensili, ma pochi mesi dopo è riuscito a comprare una nave-container per 3 milioni di euro, anticipando 500mila dollari in contanti. Naturalmente vive in una villa da un milione di dollari, come il secondo figlio maschio del primo ministro. Anche il fratello, la sorella e il cognato di Erdogan pare non se la passino male: sono titolari di una ditta di trasporto marittimo di successo.
Com’è tradizione in Turchia tutti pensano ai propri congiunti. Il figlio del ministro dell’Ambiente, Osman Pepe, ad esempio, è sospettato di possedere 600 appartamenti. Il padre dapprima ha taciuto, poi è stato costretto a una precisazione: ne ha solo nove. Già, solo nove. Il pargolo del ministro dell’Economia, Abdullah Unakitan, ha un’azienda di import-export che fattura 22 milioni di lire turche ed è straordinariamente scaltro nell’approfittare di agevolazioni fiscali molto, molto particolari. E che dire del figlio del ministro dei Trasporti Erkan Yldirim che, con un capitale di 6mila euro, riesce a comprare un battello da 400mila e a ottenerne in affitto un altro dallo Stato?
Così va il mondo, anche in Turchia. I sindacati, naturalmente, protestano, i partiti d’opposizione anche; ma queste rivelazioni non sembrano influenzare più di tanto gli elettori. Certo non quelli che stravedono per il leader islamico e pensano che questa vicenda sia solo bassa propaganda elettorale, come Mustafa Bugeleic, consigliere del’Akp in una delle municipalità di Istanbul, secondo cui operazioni di questo tipo sono «assolutamente normali». Altri ritengono che sia stato fin troppo ragionevole: «Il premier del mio Paese deve avere un orologio da un milione di dollari», si infiamma un simpatizzante. In realtà un contributo decisivo lo hanno dato i media, che in questa campagna elettorale si sono dimostrati assai comprensivi nei confronti del governo. Le tv hanno praticamente ignorato le denunce di Cumhuryiet, solo pochi giornali le hanno riprese con convinzione.

Magie del potere.

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