A Misurata Il raìs bombarda e la città è ormai allo stremo

Mentre gli aerei occidentali riducono la frequenza delle loro missioni e qualcuno già parla di cessate il fuoco e ricerca di un compromesso, continua il dramma di Misurata, la terza città della Libia in ordine di grandezza sottoposta da ormai 40 giorni a uno spietato assedio dalle forze di Gheddafi.
La situazione è sempre più drammatica soprattutto per la popolazione civile, tanto che ieri i capi delle forze ribelli hanno chiesto l’intervento delle forze della coalizione per far fronte ai bombardamenti. L’artiglieria pesante dell’esercito regolare martella incessantemente la città ribelle al governo di Tripoli e le vittime civili continuano ad aumentare.
Gli aerei della Nato, la cui missione è proteggere i civili, non sorvolano neppure la regione», ha detto un portavoce degli insorti sotto copertura di anonimato. «I ribelli tengono bene. Portano ancora avanti un’accanita battaglia. Ma fino a quando?», si è chiesto. «Non si sa. Iniziamo a dubitare sulle intenzioni delle forze della Nato», ha aggiunto, precisando che la popolazione teme una che le forze lealiste arrivino a conquistare la città e si abbandonino a violenze contro i civili. Secondo lui, «12mila famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case, causando una situazione umanitaria preoccupante» e decine di persone sono state «sequestrate» dai militari gheddafiani.
La presenza di cecchini in città rende di fatto la vita impossibile.

I negozi e i banchi dei mercati non possono aprire e perfino l’ospedale della città è fatto bersaglio di bombe. Domenica centinaia di persone ferite e malate di Misurata sono state sgomberate via mare: la nave turca Ankara ne ha caricate circa 250 e l’organizzazione Medici Senza Frontiere altre 71.

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