"Spinge al suicidio". In Francia scatta l'indagine su TikTok

L'algoritmo dell'app finisce sotto la lente di ingrandimento di Parigi: è un serio pericolo per i più vulnerabili? Approfondimenti su moderazione e accesso ai contenuti

"Spinge al suicidio". In Francia scatta l'indagine su TikTok
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La Francia mette nel mirino TikTok. In seguito a una segnalazione del deputato socialista Arthur Delaporte, è stata aperta un'indagine preliminare: l'annuncio è arrivato dalla procuratrice di Parigi, Laure Beccuau. Al centro della denuncia è finita in particolar modo la "facilità di accesso" per i minori all'algoritmo dell'applicazione, che potrebbe "spingere" i più "vulnerabili al suicidio". L'indagine è stata affidata all'unità di criminalità informatica della prefettura di polizia di Parigi. Delaporte ha accolto con favore l'apertura di questa indagine, "essenziale per approfondire e potenzialmente sanzionare i molteplici fallimenti della piattaforma".

L'unità anticrimine informatica della Procura di Parigi ha basato la sua indagine sull'analisi della commissione parlamentare d'inchiesta, oltre che su vari rapporti sulla piattaforma. Un rapporto del Senato del 2023 "ha evidenziato rischi per la libertà di espressione, la raccolta di dati e l'uso di algoritmi aggressivi nell'accesso a contenuti pericolosi".

Non si è fatta attendere la presa di posizione di TikTok, che ha respinto "fermamente" le accuse ricevute sul suo conto. In una dichiarazione inviata all'agenzia France Presse, ha tenuto a sottolineare che sono previste "funzionalità predefinite specificamente progettate per garantire la sicurezza e il benessere degli adolescenti". "Con oltre 50 impostazioni predefinite pensate per tutelare la sicurezza e il benessere dei più giovani e con 9 contenuti su 10 che violano le nostre politiche rimossi prima ancora di essere visualizzati, ci impegniamo a garantire un'esperienza su TikTok sicura e adatta alla loro età", ha aggiunto un portavoce di TikTok all'Agi.

L'inchiesta parlamentare a settembre aveva raccomandato di vietare i social ai minori di 15 anni; allo stesso tempo era stato chiesto di imporre una sorta di "coprifuoco digitale" per i ragazzi dai 15 ai 18 anni, nella speranza di non cadere in una "trappola algoritmica" che potrebbe rivelarsi assai pericolosa per i giovani. Analizzando l'applicazione, la commissione parlamentare d'inchiesta ha puntato il dito contro "un oceano di contenuti dannosi", tra cui video che promuovono il suicidio, l'autolesionismo e l'esposizione alla violenza in tutte le sue forme, che potrebbero essere alimentati da potenti programmi di raccomandazione che intrappolano i giovani in bolle dannose.

Secondo Delaporte, la moderazione "resta ampiamente insufficiente, così come il controllo

dell'età degli utenti". Incaricato, insieme a Stéphane Vojetta (Renaissance), di una missione governativa sulle nuove problematiche digitali, ha fatto sapere che all'inizio di dicembre verranno presentate le conclusioni.

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